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Il futuro del porto? Per i sindacati passa anche per il Resort lussuoso

LAMEZIA TERME Sarà la voglia di combattere il caldo torrido delle estati calabresi, sarà il desiderio di non lasciarsi condizionare dal clima sociale reso rovente dalla trattativa sindacale avviata…

Pubblicato il: 08/07/2012 – 18:02
Il futuro del porto? Per i sindacati passa anche per il Resort lussuoso

LAMEZIA TERME Sarà la voglia di combattere il caldo torrido delle estati calabresi, sarà il desiderio di non lasciarsi condizionare dal clima sociale reso rovente dalla trattativa sindacale avviata, sarà quel che sarà, ma la scelta di discutere della “vertenza dei portuali di Gioia Tauro” nelle lussuose sale di una nota struttura turistico alberghiera è diventata una consuetudine piuttosto insistente. A porte chiuse e con l`area condizionata a palla, i manager dell`azienda Medcenter invitano i delegati sindacali a quelli che le cronache giornalistiche, con parecchia benevolenza, poi definiscono «incontri informali». E i sindacalisti, da due anni a questa parte, partecipano senza battere ciglio alle riunioni che si tengono in un noto Resort di Pizzo. Nessuna lamentela né per la scomodità di una trattativa che obbliga i rappresentanti dei lavoratori ad un viaggio in macchina lungo l`A3 da Gioia Tauro a Pizzo e viceversa, né per i dubbi di inopportunità morale che derivano da una location che fa venire in mente una superconfortevole vacanza nelle isole dei vip, più che il duro lavoro giorno e notte, estate e inverno, sopra e sotto le gru del porto: si vede che il resort pagato dall`azienda “val bene una messa”. La società non intende tagliare questa spesa, la controparte non fa nulla per evitare che quest`altro costo gravi sul bilancio. L`ultimo di questi «incontri informali» al riparo da sguardi indiscreti e, si può immaginare, con il lontano sottofondo dei balli latino-americani, si è tenuto la scorsa settimana e, tra un cocktail e l`altro arrivato sul tavolo delle trattative, è servito alla società per informare ufficialmente i sindacalisti della volontà di alzare ulteriormente il numero dei lavoratori per cui intende chiedere al governo la proroga della cassa integrazione: da 400 a 1203. Niente male per essere un «incontro informale», visto che al riparo da sguardi indiscreti, e all`ombra delle palme della costa degli Dei, subito dopo il vertice i delegati sindacali hanno inondato le agenzie di comunicati stampa critici. Niente segreti, visto che poi ciò di cui si è discusso «informalmente», a pochi passi dalla sauna e dalla piscina, è diventato di dominio pubblico, ovvero l`opposizione al Piano prospettato dall`azienda che i sindacati esporranno nel prossimo vertice, questa volta convocato dalla Regione e nella più consona sede di palazzo Alemanni. In pratica l`azienda ha comunicato che la prossima cassa integrazione potrebbe riguardare tutto l`organico, non solo una parte del personale come è stato fin qui. Un brutta notizia, sebbene offerta alla controparte sociale senza i crismi della «formalità», in manica di camicia. «Incontri informali» di questo tipo, ovvero faccia a faccia che servono alle parti per chiarirsi le idee durante la trattativa, potrebbero tenersi in sedi ufficiali  – quella di Assindustria, dell`autorità portuale o della stessa azienda per esempio – oppure in luoghi pubblici dall`alto valore simbolico, come potrebbero essere i due municipi dell`area portuale: dunque non mancherebbero le possibili scelte, anche comode se proprio non ultraconfortevoli. E invece, l`azienda in crisi e il sindacato gioiese ritornano sempre al Resort per preparare in «riunioni informali» le opposte strategie che porteranno ai nuovi ammortizzatori sociali per i lavoratori del porto. Questa volta la cassa integrazione durerà 24 mesi, due anni, dopo i quali, in mancanza di nuovi segnali di ripresa, l`azienda potrà mandare in mobilità i portuali. Un periodo più lungo, quindi, che raddoppia l`attuale fase di 12 mesi che è stata ripetuta due volte, rendendo necessarie in passato due firme in due estati diverse. Questo tempo ora lungo, tra le altre cose, consentirà di non dover più convocare «riunioni informali» nella distante location di Pizzo. Un pensiero (e qualche cocktail) in meno.

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