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Gratteri e Caldarozzi non hanno mai detto falsità

Cari capi Francesco Gratteri e Gilberto Caldarozzi, i sentimenti di stima che le vostre figure professionali riscuotono ci inducono a disobbedire — per questa ed unica volta — al vostro ultimo ordi…

Pubblicato il: 12/07/2012 – 11:58
Gratteri e Caldarozzi  non hanno mai  detto falsità

Cari capi Francesco Gratteri e Gilberto Caldarozzi, i sentimenti di stima che le vostre figure professionali riscuotono ci inducono a disobbedire — per questa ed unica volta — al vostro ultimo ordine del silenzio istituzionale.
Alcuna considerazione potrà mai travolgere il rispetto verso l’amministrazione della giustizia, che voi ci avete insegnato; ed alcun nostro commento potrà mai innescare polemiche non costruttive, che voi deplorate. Noi vogliamo, semplicemente e pubblicamente, dirvi grazie. In questi anni di lavoro, siete stati un costante punto di riferimento: la vostra dedizione ed il vostro spirito di sacrificio sono stati un esempio, nel servigio per la sicurezza della comunità, che avete posto come obiettivo principe di umili ed onesti servitori dello Stato.
Dire che siete uomini delle istituzioni è dire poco. Lo siete stati sino alla fine, con la compostezza e la signorilità che vi ha contraddistinto, e continuerete ad esserlo, nel silenzio dell’uomo comune, ricco di dignità. Poiché siamo consci della naturale ingratitudine che affligge il mondo comune, verso le eccezionalità professionali, vogliamo che il nostro grazie venga trasmesso alla collettività, a cui avete dedicato la vostra vita, certamente come pochi hanno fatto. Per dirvi pubblicamente grazie dovremmo ricordare tutti quei risultati, che hanno contribuito a garantire, negli ultimi venti anni, la sicurezza democratica della nostra Repubblica e delle nostre Istituzioni e per il cui raggiungimento la vostra direzione è stata determinante; e che lo sia stata, nessuno può permettersi di dubitare: voi vi siete esposti ripetutamente — a differenza di tanti professionisti dell’antimafia — a pericolo di vita e, per questo motivo, siete stati promossi per meriti straordinari. Perché è giusto che la comunità civile sappia che quella vostra carriera, oggi oggetto di contestazione, voi l’avete meritata sul campo. Noi possiamo affermare ciò, perché ce lo consente il quotidiano e silenzioso lavoro svolto nel tempo: quel lavoro che ha determinato il presidente della Repubblica, nel maggio del 2008, a riconoscere al nostro ufficio la Medaglia d’oro al merito civile, per l’attività profusa nella lotta alla criminalità. Una medaglia che porta anche il vostro nome, che per lunghi anni ci avete guidato. Tutti abbiamo il dovere di rispettare la giustizia che ci onoriamo di servire; e voi in ciò siete stati, ancora una volta, un esempio. Ma, la libertà di pensiero impone pure a noi, quali collaboratori più stretti, un giudizio nei vostri riguardi, perché forse la collettività il nostro giudizio vuole conoscere. Ebbene, per noi, si è verificato quello che tutti gli operatori del diritto hanno studiato e sanno possa accadere: la verità processuale non corrisponde, per quanto vi riguarda, alla verità reale. E chi ha conosciuto la vostra rettitudine morale ben sa che mai avreste macchiato il vostro operato di falsità. A voi, nel nostro ufficio, sarà sempre riservato un posto in prima fila. La levatura morale dell’amministrazione, che abbiamo il piacere di servire, è tale da poter consentire a tutti noi di superare con adeguata compostezza e dignità questo momento di criticità; siate certi che continueremo il nostro cammino, per quella nobile causa in cui ci avete insegnato a credere, nell’entusiasmo e nella fede che ci avete trasmesso. Grazie per l’onore che ci avete dato: quello di essere stati vostri collaboratori.

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