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Confiscato il patrimonio degli eredi di Nino Princi

REGGIO CALABRIA Beni per un valore complessivo di 28 milioni di euro sono stati confiscati questa mattina dal personale della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria a due imprenditori…

Pubblicato il: 13/07/2012 – 8:24
Confiscato il patrimonio degli eredi di Nino Princi

REGGIO CALABRIA Beni per un valore complessivo di 28 milioni di euro sono stati confiscati questa mattina dal personale della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria a due imprenditori della Piana di Gioia Tauro. Il decreto del Tribunale della città dello Stretto ha riguardato quattro società di capitali, un fabbricato e numerosi rapporti finanziari nei confronti degli eredi di Nino Princi, morto il 7 maggio 2008, dopo una breve agonia in ospedale, per le ferite riportate in seguito a un attentato nel quale è stata fatta esplodere la sua auto. Ma il provvedimento di confisca ha interessato anche il fratello dell`imprenditore, Natale, 46 anni. Quest`ultimo è contitolare di partecipazioni societarie in attività imprenditoriali funzionali all`occultamento di capitali illeciti con il fratello Antonino ed è ritenuto strumento essenziale e consapevole di un meccanismo illecito finalizzato alla sopravvivenza della cosca.
Le imprese di Princi erano attive nella piana di Gioia Tauro nel settore dell`abbigliamento e in quello immobiliare. L`imprenditore ucciso aveva interessi anche nel mondo del calcio, essendo stato azionista del Catanzaro e presidente della Deliese. Princi era genero di Domenico Rugolo, presunto boss di Oppido Mamertina, arrestato nel maggio 2008 nell`ambito dell`operazione “Saline” condotta dalla Dia reggina e assolto in appello. Il suo ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare è stato sottoposto prima a sequestro e successivamente confiscato dalla stessa Direzione investigativa antimafia. Per gli inquirenti, Princi aveva il ruolo di cooperare col suocero Domenico Rugolo nella gestione degli interessi economici della cosca, attraverso l`acquisizione di beni (anche tramite prestanome) e la partecipazione a iniziative imprenditoriali funzionali al reimpiego e al riciclaggio dei proventi illeciti del sodalizio criminoso. Princi, secondo gli inquirenti, aveva in mente di rimodulare gli obiettivi della cosca secondo criteri più moderni e imprenditoriali superando l`ormai vetusta mentalità legata agli interessi rurali dell`anziano parente. In quell`ottica era diventato, tra l`altro, socio occulto della Devin spa, azienda che ha realizzato il centro commerciale “Porto degli Ulivi” a Rizziconi, successivamente venduta agli svizzeri della banca Credit Suisse. Il ruolo di Princi è stato confermato dai pentiti Saverio Mammoliti e Girolamo Bruzzese secondo i quali l`operatore economico “ripuliva” i soldi del suocero reinvestendoli in attività redditizie, apparentemente legali.

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