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"Reale 5", duro colpo alla cosca Pelle di San Luca

REGGIO CALABRIA È scattata all’alba l’operazione antimafia “Reale 5”. Ventisei persone sono state arrestate dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria per associazione a d…

Pubblicato il: 16/07/2012 – 7:55
"Reale 5", duro colpo alla cosca Pelle di San Luca

REGGIO CALABRIA È scattata all’alba l’operazione antimafia “Reale 5”. Ventisei persone sono state arrestate dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria per associazione a delinquere di stampo mafioso. I soggetti sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Dda che ha colpito la ‘ndrangheta, è scritto in una nota dei carabinieri, «nelle sue articolazioni territoriali operanti nei mandamenti jonico, tirrenico e metropolitano della provincia di Reggio e in Piemonte». Al centro dell’inchiesta, la rete di alleanze della cosca Pelle di San Luca, «funzionale alla gestione dei diversificati traffici illeciti ed al sostegno logistico dei latitanti, tra i cui il noto boss defunto Antonio Pelle, arrestato dal Ros nel giugno 2009».

«CI HANNO CONSUMATO»
«Hanno fatto nomi, i nomi… di tutte le persone… praticamente del responsabile provinciale. Ci hanno consumato con un`associazione. Un`associazione di `ndrangheta». A parlare così è il boss Giuseppe Pelle, di 52 anni, nella sua abitazione di Bovalino con due emissari delle cosche della fascia tirrenica che vanno a trovarlo per manifestare la preoccupazione di quello che sarebbe stato poi individuato come il capo crimine Domenico Oppedisano dopo il ritrovamento di due microspie nell`auto di due affiliati di Reggio Calabria. L`intercettazione è antecedente all`operazione Crimine che nel luglio del 2010 portò a oltre 300 arresti tra la Calabria e la Lombardia ed è agli atti dell`inchiesta della Dda di Reggio Calabria Crimine 5 conclusa stamani dall`operazione condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio con l`arresto di 26 persone. Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, favoreggiamento aggravato dalle modalità mafiose e inosservanza della pena per la rete di copertura offerta alla latitanza del boss Antonio Pelle detto “gambazza”, arrestato dal Ros nel giugno del 2009 dopo 9 anni di latitanza e morto nel novembre successivo per sue precarie condizioni di salute quando aveva 77 anni. Dalle indagini è emerso che Antonio Pelle aveva goduto di una serie di appoggi. Dalle intercettazioni è emerso che dopo un periodo trascorso nei bunker di contrada Ricciolio, il vecchio boss era stato ospitato a Careri, successivamente si era spostato a Natile Vecchio di Careri, per poi essere trasferito in provincia di Cuneo. Infine, dal dicembre 2008 fino ad aprile/maggio 2009, Pelle aveva trascorso la latitanza a Santo Stefano d`Aspromonte.

L`OSSESSIONE DELLE INTERCETTAZIONI
Gli affiliati della cosca Pelle di San Luca erano ossessionati dalla paura di essere intercettati, fino a sembrare “paranoici”, come vengono definiti dai militari dell`Arma. Una preoccupazione che aveva spinto gli appartenenti al clan a selezionare, sulla base dell`affidabilità personale e della capacità professionale, alcuni tecnici che provvedevano a bonificare periodicamente i mezzi e le loro abitazioni. Dalle indagini è inoltre emerso che ogni uomo dei Pelle aveva maturato una tecnica tutta propria, alla quale faceva ricorso ogni volta si trovava in auto o, comunque, in un ambiente chiuso: dialogare a voce molto bassa, inquinare le voci alzando il volume della radio o della televisione o, addirittura, non parlare. Tutti, inoltre, erano attenti a cogliere anche il più piccolo malfunzionamento elettrico, rumori o fruscii nelle loro vetture, che potesse indicare la presenza di una microspia.

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