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Le richieste degli imprenditori e le risposte (un po’ evasive) del governatore

COSENZA Renato Pastore, da presidente di Confindustria e del confidi Magna Graecia, se l’è presa con la difficoltà di accedere al credito. Ma l’obiettivo principale del suo intervento, nel giorno d…

Pubblicato il: 16/07/2012 – 21:08
Le richieste degli imprenditori e le risposte (un po’ evasive) del governatore

COSENZA Renato Pastore, da presidente di Confindustria e del confidi Magna Graecia, se l’è presa con la difficoltà di accedere al credito. Ma l’obiettivo principale del suo intervento, nel giorno dell’analisi dei dati sulla congiuntura calabrese (presentato come sempre dal direttore di Confindustria Cosenza, Rosario Branda), è stata la burocrazia regionale. Troppo lenta, inadeguata. Pastore ha avuto buone parole per la politica regionale («abbiamo apprezzato alcune idee»), ma ha anche spiegato che «i progetti, se non vengono finanziati, servono a poco». Un esempio: «Queste graduatorie per il turismo le facciamo uscire? – ha detto rivolgendosi al presidente Scopelliti –. Cos’è successo? I dirigenti non sanno fare i bandi? Io lo escluderei, visto che sono tra i meglio pagati d’Italia». E poi ha fatto un paragone tra pubblico e privato: «Se un mio dirigente non fa il suo lavoro, io lo metto in discussione, mentre alla Regione sembra impossibile mettere da parte chi non lavora bene». L’invito è chiaro: bisogna far funzionare la macchina regionale. Non è sfuggito a nessuno, nella platea confindustriale, che l’attacco colpisce anche il perimetro della politica, perché i burocrati nei posti chiave sono stati scelti direttamente dalla giunta regionale. Il governatore lo ha capito e ha spiegato che si sente «coinvolto in prima persona da queste affermazioni». Ma non perché senta la responsabilità della scelta; più che altro perché «tra due anni e mezzo risponderò io e non il burocrate che è lì da quarant’anni». Diverse prospettive con una presa d’atto comune: «Forse non tutti i dirigenti sono brillantissimi, ma lo vedremo nel tempo».
Seconda questione sollevata dagli industriali, la necessità di coinvolgere le imprese calabresi nei grandi cantieri aperti (e che si apriranno) in regione. Ci ha pensato il presidente dell’Ance, Natale Mazzuca: «Nelle opere pubbliche possono e devono lavorare le imprese calabresi. Non come è stato per la costruzione dei quattro nuovi ospedali, dove, tra l’altro, i privati acquisiranno anche la gestione dei servizi non sanitari per trent’anni». Questione scivolosa. Il governatore se l’è cavata con un «se si può fare qualcosa per garantire le nostre imprese siamo pronti a muoverci domani mattina». «Basterebbe rimuovere gli sbarramenti inseriti negli appalti e che permettono solo ai grandi gruppi di partecipare», gli è stato risposto dalla platea.
Ma di vere ricette per uscire dalla crisi e migliorare gli indicatori sconfortanti del rapporto non ce ne sono (non che sia facile trovarne). Scopelliti si è limitato ad ammettere che «non so dove e non so quando arriveremo, ma dobbiamo giocare di squadra, perché in Calabria non si è mai giocato di squadra». E poi ha spostato tutte le aspettative sul Por 2014-2020, nel quale si dovrà «puntare su turismo, cultura, agricoltura ed esportazioni».
Mazzuca, da parte sua, ha rilanciato, davanti al prefetto e al questore di Cosenza, la proposta di una Stazione unica appaltante provinciale. Un’idea che si è un po’ “persa” nel dibattito, ma ha una premessa forte: «Bisogna isolare chi vuole percorrere vie privilegiate e tornare ad affermare che c’è bisogno di una concorrenza leale. La Sua provinciale potrebbe stilare un elenco di tecnici che “certificati” che possano partecipare alle commissioni aggiudicatrici». Detto dal presidente dei costruttori, è la spia che – secondo la più importante componente della galassia degli industriali – qualcosa nei meccanismi di aggiudicazione sembra non andare nel verso giusto. E, in tempi di crisi, ne va della vita di decine di aziende (tra il 2008 e il 2012 ne sono fallite 134) e della sopravvivenza di centinaia di famiglie.

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