ROMA Peggiora il quadro economico complessivo, peggiorano le condizioni di vita e la Calabria è la regione in cui lo sprofondo italiano ha le conseguenze peggiori sulle famiglie. Lo dice (anche) il rapporto dell`Istat “La povertà in Italia”. Che accomuna la nostra regione alla Sicilia: sono i due territori nei quali le famiglie soffrono di più. Il riferimento è chiaro: «Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Sicilia (27,3%) e Calabria (26,2%)». Oltre un quarto del totale. Un dato che rispecchia quelli emersi dalle Caritas e dalle associazioni che lavorano nel sociale. Le cifre dimostrano che il bisogno cresce in tutto il Mezzogiorno. Nel Sud «la povertà – scrive l`Istat – è sempre maggiormente diffusa tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni; si conferma la forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali (working poor) ed esclusione dal mercato del lavoro: se la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare l`incidenza di povertà è pari al 18,1% (contro il 5% osservato tra i diplomati e oltre) e sale al 27,8% se è alla ricerca di occupazione».
La provincia di Trento (3,4%), la Lombardia (4,2%), la Valle d`Aosta e il Veneto (4,3%) presentano i valori più bassi dell`incidenza di povertà. Si collocano su valori dell`incidenza di povertà inferiori al 6% la Toscana, l`Emilia Romagna e le Marche (5,2%), il Friuli Venezia Giulia (5,4%) e il Piemonte (5,9%). E poi c`è il Mezzogiorno, dove la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese. «A fronte della stabilità della povertà relativa al Nord e al Centro, nel Mezzogiorno si osserva un aumento dell`intensità della povertà relativa: dal 21,5% al 22,3%. In questa ripartizione – viene sottolineato – la spesa media equivalente delle famiglie povere si attesta a 785,94 euro (contro gli 827,43 e 808,72 euro del Nord e del Centro)».
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