Luciano Lo Giudice: «Non sono mai stato nella sede della Dna»

REGGIO CALABRIA «Non sono mai stato in via Giulia a Roma (sede della Direzione nazionale antimafia, ndr). Ho incontrato Cisterna soltanto una volta per ringraziarlo dell`appuntamento con una dottoressa per mio figlio. Cisterna non mi ha mai mandato dal maresciallo Maesano». Luciano Lo Giudice, imputato nel processo che si sta celebrando a Reggio Calabria e accusato dal fratello Antonino Lo Giudice, oggi collaboratore di giustizia, di avere avuto contatti con il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, ha smentito di avere avuto rapporti con il magistrato sulla cattura del boss latitante Pasquale Condello. Il pentito ha sempre sostenuto di avere mandato il fratello Luciano a Roma e che il magistrato Cisterna lo avrebbe indirizzato verso un maresciallo del Ros (Maesano). Ma Luciano, collegato in videconferenza dal carcere di Ascoli Piceno, ha rilasciato dichiarazioni spontanee. E parlando dei suoi rapporti con Condello, ha detto: «Non lo potevo vedere perché per colpa sua e degli altri ho perso mio padre e un fratello». Luciano Lo Giudice ha poi precisato che degli attentati alla Procura generale del 3 gennaio 2010, di cui il fratello Nino si è autoaccusato, non sapeva niente. La circostanza è stata confermata dal collaboratore di giustizia che ha ribadito che si trattava di un atto dimostrativo per i magistrati Franco Mollace e Alberto Cisterna perché – secondo quanto detto dal pentito – non avevano scarcerato il fratello Luciano, arrestato nell`autunno 2009.