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Strage al campo di calcio, «atto di vera barbarie»

CATANZARO «Ancora su `mpetrato ppe u fatto do campu…». È l`intercettazione “regina” che il pm Salvatore Curcio legge durante la sua requisitoria nel processo per la strage sul campo di calcetto c…

Pubblicato il: 25/07/2012 – 13:39
Strage al campo di calcio, «atto di vera barbarie»

CATANZARO «Ancora su `mpetrato ppe u fatto do campu…». È l`intercettazione “regina” che il pm Salvatore Curcio legge durante la sua requisitoria nel processo per la strage sul campo di calcetto compiuta a Crotone il 25 giugno del 2009 e per l`omicidio di Michele Masucci, ucciso a Strongoli nel novembre del 2007. In tre ore il magistrato dalla Dda ha ricostruito movente e modalità, servendosi anche di alcuni filmati proiettati nell`aula bunker, e ha concluso chiedendo la condanna al carcere a vita per «un atto di vera barbarie». Il sostituto procuratore ha chiesto alla Corte di assise di Catanzaro (presieduta dal giudice Giuseppe neri) di infliggere la pena dell`ergastolo a Francesco Tornicchio, di 31 anni, ritenuto il boss dell`omonima cosca di Crotone; il fratello Andrea, di 20 anni, e Vincenzo Dattolo, di 26, accusati della strage; ergastolo anche per l`omicidio Masucci per Francesco Tornicchio e Donatello Le Rose. Nella strage nel campo di calcetto rimase ferito Domenico Gabriele, il bambino di undici anni morto dopo tre mesi di coma, fu ucciso all`istante Gabriele Marrazzo, di 35 anni, che era il reale obiettivo dell`agguato e rimasero ferite altre 9 persone.
Durante il suo intervento il pm Curcio ha evidenziato le criticità dell`alibi fornito da Andrea Tornicchio sottolineando le contraddizioni dei testi chiamati a deporre dalla difesa dell`imputato. Altro nodo centrale è la perizia tecnica sul telefono cellulare dell`imputato, per l`accusa non vi è dubbio che il 25 giugno del 2009 Andrea Tornicchio si trovasse sul luogo della strage. Il magistrato ha poi portato all`attenzione della corte le lettere spedite dal carcere da Francesco Tornicchio con il processo già in corso. Nelle missive l`imputato avrebbe minacciato due zii di dire quanto a sua conoscenza se non gli avessero fatto pervenire una cospicua somma di denaro. «È la dimostrazione – ha detto Curcio – della protervia e della violenza degli indagati». Nella sua requisitoria Salvatore Curcio ha ricordato i genitori del bimbo ucciso, chiamandoli per nome «Giovanni e Francesca, il papà e la mamma di un bambino che avrebbe avuto diritto alla vita». In conclusione, secondo la Dda catanzarese «a sparare quel 25 giugno furono Andrea Tornicchio e Vincenzo Dattolo, su ispirazione di Francesco Tornicchio». A scatenare quella cieca violenza furono i contrasti per il controllo del territorio tra il clan dei Tornicchio, legato alla cosca Giglio di Strongoli, e Gabriele Marrazzo, referente della cosca di Rocca di Neto. Al termine della requisitoria del pubblico ministero sono iniziati gli interventi della parte civile e dei difensori. La sentenza è prevista per il 9 agosto.

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