Curcio lascia la Dda: «Tutti i calabresi facciano la propria parte»

Se la Corte di assise di Catanzaro dovesse accogliere le sue richieste Salvatore Curcio lascerebbe la Procura di Catanzaro con il traguardo di 43 ergastoli. Un numero che basta a far comprendere i successi del magistrato. Per oltre vent`anni è stato in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata calabrese. Ha portato alla sbarra i boss dei più potenti clan della `ndrangheta, ha svelato i rapporti tra cosche calabresi e cartelli sudamericani del narcotraffico, ha scoperto le commistioni tra criminalità e colletti bianchi. Quella di questa mattina, però, è stata la sua ultima requisitoria da pm della Direzione distrettuale antimafia. Nei prossimi giorni prenderà possesso del suo nuovo incarico alla Procura generale di Catanzaro. Prima di chiudere il suo lungo intervento e formalizzare le richieste di condanna Curcio ha voluto rendere noto che «questa è la mia ultima requisitoria dopo vent`anni di procura antimafia. Non avrei voluto concludere il mio impegno con un processo per fatti che hanno provocato tanto dolore». Riesce con difficoltà a trattenere le lacrime quando racchiude gli anni di lavoro in una semplice frase: «l`amore per la verità e la giustizia», ma anche  per la “sua” Calabria, «terra così vilipesa». Citando il giudice Paolo Borsellino, Salvatore Curcio ha lanciato il suo personale appello ai calabresi, «ognuno faccia la propria parte, non si può restare inermi». Ha voluto concludere con le parole di San Paolo, «contra spem in spem credidit», continuando tenacemente a sperare.