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La voragine, a un passo dalle case

VILLA SAN GIOVANNI Dal cuore della galleria si può vedere il cielo. Sembra solo un’immagine suggestiva, invece si tratta di un vero e proprio incubo. Difficile definire in altro modo quello che gli…

Pubblicato il: 25/07/2012 – 18:15
La voragine, a un passo dalle case

VILLA SAN GIOVANNI Dal cuore della galleria si può vedere il cielo. Sembra solo un’immagine suggestiva, invece si tratta di un vero e proprio incubo. Difficile definire in altro modo quello che gli abitanti di Piale (piccolo borgo collinare del Comune di Villa San Giovanni) stanno vivendo ormai da cinque anni. Una vicenda che il Corriere della Calabria ha già avuto modo di raccontare dalle pagine del suo settimanale (n.48 del 17 maggio 2012). Sotto le case dei pialesi è in corso la costruzione della “Galleria naturale Piale”, che rientra nei lavori di ammodernamento del VI macrolotto dell’autostrada A3. Uno scavo lungo e complesso, che ha reso letteralmente impossibile la vita dei residenti, con un intero quartiere (nella prossimità di via Spuntone) evacuato per problemi di sicurezza. Troppo pericoloso far rimanere le persone dentro le loro abitazioni. Le crepe sui muri di tutti gli edifici lo dimostrano. Il rischio è che tutto crolli da un momento all’altro. Ma il pericolo non viene solo dai muri portanti che cedono. Perché è proprio il terreno – sottoposto a continui sommovimenti – a essere diventato instabile. Venerdì scorso gli abitanti di Piale hanno avuto una nuova conferma, quando una voragine si è aperta a pochi passi dal nucleo abitato (composto da circa 60 famiglie) e proprio sotto via Murat, la strada principale del paese che garantisce i collegamenti con l’esterno.
È il cosiddetto effetto clessidra: la terra in superficie frana lentamente dentro il ventre vuoto della galleria. Da cui, appunto, subito dopo si può vedere il cielo. O la sciagura, dipende dai punti di vista. Il nuovo cedimento è solo l’ultimo in ordine di tempo. In precedenza, si erano aperti altri due “fornelli”, proprio nel cuore del borgo antico.
«Quello che è accaduto è altamente preoccupante, qui l’allarme cresce ogni giorno», commenta Pietro Idone, il presidente del comitato “Borgo di Piale”, un consiglio cittadino che si sta battendo con forza per tutelare il proprio territorio. Finora i lavori di scavo hanno interessato solo la zona sottostante al quartiere evacuato. Adesso, però, l’attività di sbancamento riguarderà proprio quella parte di montagna che si trova sotto case ancora abitate. Temere il peggio è legittimo, soprattutto se si tiene conto dei problemi che fin dall’inizio hanno contraddistinto i lavori in galleria.
Le difficoltà principali sono legate all’approssimazione con la quale è stato redatto il progetto iniziale, che non teneva conto della esiguità del diaframma che separa le fondamenta delle abitazioni dalla volta della galleria. È stato calcolato che in alcune aree la distanza è di soli 15 metri. Come in zona Fontana vecchia, dove per evitare guai peggiori un fabbricato è stato abbattuto ancor prima dell’inizio delle operazioni di scavo. Problemi inattesi che hanno reso necessaria l’istituzione di un tavolo tecnico di controllo, composto da general contractor (Impregilo e Condotte d’acqua), Provincia, Comune di Villa, Anas e lo stesso Comitato dei cittadini.
I residenti, dopo l’apertura del nuovo fornello, non hanno nessuna intenzione di continuare ad assistere alla distruzione (o meglio, allo sprofondamento) del loro paese. «Chiediamo che l’accaduto non venga minimizzato», spiega ancora Idone, che ribadisce come la sicurezza «sia un problema che va affrontato subito, non rimandato: se vogliono continuare i lavori dimostrino attenzione verso il borgo». Che è un po’ come dire: lo scavo può andare avanti, a patto che vengano eliminati tutti i rischi connessi all’incolumità delle persone. Senza dimenticare il diritto alla mobilità. Nella malaugurata ipotesi di un crollo di via Murat, i pialesi si ritroverebbero completamente isolati.
Ecco perché il Comitato ha chiesto con forza (e ottenuto) l’allargamento di via Acquavecchia, in modo da creare un eventuale percorso alternativo. I lavori dovrebbero partire al più presto.
Intanto Salvatore Ciccone, consigliere comunale e rappresentante del Comitato, ha intenzione di chiedere una nuova riunione del tavolo tecnico entro la fine del mese. «L’obiettivo – spiega – è avere garanzie sulla situazione reale dello scavo e capire il motivo di questo nuovo cedimento. È necessario alzare il livello di attenzione, perché il rischio crollo è evidente».
Tutto nasce da una utopia. Il nuovo tratto autostradale passerà sotto il borgo di Piale solo per consentire la costruzione delle opere collaterali al Ponte sullo Stretto. La carreggiata originaria dell’A3, infatti, avrebbe dovuto essere sgombrata per ospitare il Centro direzionale, la zona operativa dalla quale gestire i lavori per l’infrastruttura voluta dal governo Berlusconi.
Il Ponte molto probabilmente non si farà. In compenso, c’è chi guarda il cielo da una galleria. E il baratro dal balcone di casa.

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