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"Peppe u` pacciu" nascosto nella «cantina del vino»

REGGIO CALABRIA «Una cantina dove teniamo il vino l`inverno». È questa la definizione che il boss Giuseppe Aquino ha dato del bunker dove si nascondeva ai carabinieri del Ros e del Comando provinci…

Pubblicato il: 01/08/2012 – 9:14
"Peppe u` pacciu" nascosto nella «cantina del vino»

REGGIO CALABRIA «Una cantina dove teniamo il vino l`inverno». È questa la definizione che il boss Giuseppe Aquino ha dato del bunker dove si nascondeva ai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria che lo hanno arrestato ieri pomeriggio dopo due anni di latitanza. Elemento di spicco della cosca Aquino, il boss conosciuto con il soprannome di “Peppe `u pacciu” si è complimentato con i militari dell`Arma coordinati dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Giuseppe Aquino è stato stanato mentre si trovava nascosto all’interno di un bunker sotterraneo di piccole dimensioni, ricavato nel pavimento dell’abitazione della madre, a Marina di Gioiosa Jonica. L’accesso al nascondiglio, perfettamente camuffato, era possibile facendo traslare su rotaie due gradini in marmo di una scala interna, attraverso un sofisticato congegno elettromeccanico.
“Peppe o pacciu” era latitante dal 2010 perché coinvolto nell`inchiesta “Crimine”. Al termine del processo di primo grado è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere. «Una pena – ha sottolineato il procuratore Ottavio Sferlazza durante la conferenza stampa tenuta al Comando provinciale dei carabinieri – che riteniamo troppo blanda per il calibro del personaggio. Proprio per questo la Procura (che aveva chiesto 16 anni di reclusione) sta valutando di impugnare la sentenza di condanna per Giuseppe Aquino, fratello del boss Rocco, recentemente arrestato dopo un periodo di latitanza, e ritenuto un soggetto particolarmente attivo nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti».
Tra il 2010 e il 2011, i carabinieri avevano individuato e sequestrato altri bunker risultati nella disponibilità del latitante, nella propria abitazione e in quelle di altri fiancheggiatori. In particolare, l`11 ottobre 20010 durante le perquisizioni domiciliari nelle case dei latitanti Domenico, Giuseppe e Rocco Aquino a Marina di Gioiosa Jonica, sono stati scoperti due bunker, di cui il primo nell’abitazione del ricercato arrestato oggi, di piccole dimensioni, con chiusura azionata da un congegno meccanico scorrevole tramite un telecomando che emetteva segnali a un lampione in ferro presente all’interno della villa posta nelle vicinanze del cancello d’entrata. Il secondo rifugio, invece, era stato riventuno nella casa del fratello Domenico, nel garage seminterrato dell`abitazione: un bunker più grande al quale si accedeva attraverso una parete mobile azionata da un congegno meccanico scorrevole su binari. Altri due bunker, infine, sono stati trovati nel garage di Giuseppe Aquino e nell’abitazione del presunto fiancheggiatore Rocco Tassone dove i carabinieri hanno trovato quasi nove chili di droga (prometazone) e 200 grammi di dorozen.
«L`arresto di Giuseppe Aquino – ha dichiarato il procuratore Sferlazza – è il frutto di zelo e fedeltà alle istituzioni». «Aquino era a Marina di Gioiosa Jonica – ha sottolineato il procuratore aggiunto Nicola Gratteri – e questo dimostra che i soggetti indagati per 416 bis vivono la loro latitanza nel proprio territorio che devono controllare. Un boss che si allontana dimostrerebbe debolezza. Come abbiamo detto più volte, gli Aquino sono una famiglia di quasi incensurati, ma allo stesso tempo sono una delle cosche più potenti e ricche della Locride, secondi forse solo ai Commisso. Giuseppe Aquino, a differenza di Rocco, è un impulsivo. Per questo lo chiamano “Peppe `u Pacciu”. Lui è il braccio armato della cosca».
L`ex latitante è stato trovato in casa della madre. «Un luogo evidentemente ritenuto sicuro – ha proseguito Gratteri – da dove poteva proseguire la sua attività di coordinatore delle attività illecite del suo clan (gestione di alberghi, imprese edili e servizi pubblici), decapitato dopo la cattura del fratello Rocco. È stata un`indagine classica fatta di pedinamenti e monitoraggi ambientali e telefonici, fino a che è stato valutato il momento opportuno per sorprenderlo dentro il nascondiglio. Gli Aquino sono tra i promotori, con i Coluccio, dei traffici internazionali di stupefacenti, di cocaina, tramite broker  internazionali che agiscono, con grande disponibilità di denaro, per loro conto in Centro e Sud America. Grazie a quegli enormi introiti il gruppo Aquino ha scalato non solo le gerarchie della `ndrangheta calabrese, ma è divenuto il centro di un sistema attorno a cui ruota una miriade di imprese “pulite” nei più disparati settori dell`economia».
Al momento dell`arresto, il latitante era disarmato e si è preoccupato di tranquillizzare i tanti parenti che si trovavano nell`abitazione della madre.

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