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Conosciuto come "Peppe u pacciu" per la sua impulsività

REGGIO CALABRIA L`ormai ex latitante Giuseppe Aquino ha un curriculum criminale di tutto rispetto. Un curriculum che ha seguito la scia del padre Vincenzo e del fratello Rocco. La prima volta è sal…

Pubblicato il: 01/08/2012 – 13:50
Conosciuto come "Peppe u pacciu" per la sua impulsività

REGGIO CALABRIA L`ormai ex latitante Giuseppe Aquino ha un curriculum criminale di tutto rispetto. Un curriculum che ha seguito la scia del padre Vincenzo e del fratello Rocco. La prima volta è salito agli onori della cronaca nel gennaio del 1980, quando il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria lo ha prosciolto («per concessione del perdono giudiziale») dall`accusa detenzione abusiva di cartucce caricate a pallettoni. Nel 1997 il gip di Reggio aveva emesso un`ordinanza di custodia cautelare nell`ambito di un`indagine per usura e riciclaggio. Accuse per le quali nel 1998 era stato rinviato a giudizio davanti al tribunale di Locri.
A cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta, Giuseppe Coluccio è rimasto coinvolto nell`operazione “Zagara”, coordinata dalla Procura di Reggio che aveva ricostruito il ruolo della famiglia Aquino di Marina di Gioiosa Jonica nel controllo del narcotraffico internazionale. Le indagini, infatti, avevano documentato i consolidati rapporti tra gli Ursino-Macrì di Gioiosa Jonica, gli Aquino-Coluccio–Scali di Marina di Gioiosa Jonica ed i Commisso di Siderno. Era stato il collaboratore di giustizia Vittorio Ierinò a delineare gli equilibri tra le famiglie egemoni a Gioiosa Marina. Tra queste risultavano proprio quelle dei Mazzaferro e degli Aquino. Due famiglie che erano in contrasto tra loro. Gli Aquino, inoltre, erano in strettissimi rapporti di affari con i Coluccio nonché i Commisso e gli Scarfò di Siderno, a favore dei quali si erano schierati nella sanguinosa guerra contro i Costa, poi decimati. Nell`universo degli Aquino gravitano noti brokers internazionali del traffico di cocaina dal Sud America, come gli Scali (Antonio, Natale e Vincenzo) ed i Lucà (Francesco, Nicola e Giuseppe). Alcuni di questi erano al centro dell’indagine “Decollo”, condotta del Ros che nel gennaio 2004 aveva arrestato 154 persone e sequestrato oltre 5mila chili di cocaina. Un`inchiesta che ha consentito ai magistrati di documentare l`importazione di altri 7mila e 800 chili di polvere bianca. Con “Decollo”, infatti, è stata riscontrata l`evoluzione criminale degli Aquino, dediti negli anni Settanta soprattutto alla commissione di truffe e fallimenti fraudolenti e, successivamente, attivi nel narcotraffico internazionale con collegamenti funzionali in Canada e negli Stati Uniti oltre che nel riciclaggio dei relativi proventi, per lo più reinvestiti nel settore immobiliare. Come è stato sottolineato durante la conferenza stampa di oggi, Giuseppe Aquino era latitante dal 2010 quando sfuggì alla maxi-operazione “Crimine”.
Nel processo di primo grado è stato codannato a 3 anni e 4 mesi di carcere con l`inchiesta “Crimine”, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha avuto la conferma circa l’operatività degli organismi denominati “Provincia” e “Mandamento”. Gli inquirenti sono riusciti a dimostrare la `ndrangheta è stata capace di ricomporre la scissione che stava maturando in seno alla cosca Aquino, con la nomina a capo società del boss Rocco, fratello di Giuseppe, in sostituzione di Nicola Rocco Aquino. Altri contrasti erano sorti nel 2008. Nell`agosto di quell`anno, infatti, Luca Mazzaferro, esponente della cosca “rivale”, sparò a Giuseppe Aquino che, come emerge dall`inchiesta “Circolo formato” tentò di investire l`aggressore con la macchina. Uno dei tanti atteggiamenti impulsivi che gli sono valsi l`appellativo di “Peppe `u pacciu”.

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