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Stadio "Ceravolo", il Catanzaro contro il Comune Abramo: «Noi puntuali, aspettiamo la Regione»

CATANZARO Si addensano delle nubi molto cupe all’orizzonte, finora sereno, del rapporto tra l’amministrazione comunale di Catanzaro e la squadra di calcio della città. Un contenzioso che nasce dai …

Pubblicato il: 14/09/2012 – 18:12
Stadio "Ceravolo", il Catanzaro contro il Comune Abramo: «Noi puntuali, aspettiamo la Regione»

CATANZARO Si addensano delle nubi molto cupe all’orizzonte, finora sereno, del rapporto tra l’amministrazione comunale di Catanzaro e la squadra di calcio della città. Un contenzioso che nasce dai lavori di ristrutturazione dello stadio “Ceravolo” e ha portato il patron della società giallorossa, Giuseppe Cosentino, a esprimere recentemente pesanti critiche nei confronti del Comune capoluogo. La vicenda coinvolge però anche la Regione e affonda le radici nell’annuncio, fatto alcuni mesi fa dal governatore Scopelliti, di incisivi interventi di rifacimento dell’ex impianto sportivo militare.
Il sindaco Sergio Abramo cade dalle nuvole: «Non ne sapevo nulla e francamente ne sono stupito, perché il presidente giallorosso non perde occasione per rinnovare pubblicamente il suo apprezzamento nei nostri confronti». Eppure l’imprenditore che ha rilanciato le Aquile non ha usato mezzi termini. Si è definito «furibondo» e ha parlato apertamente di «promesse non mantenute» da parte dell’ente nei confronti della società di calcio. Un’accusa che Abramo in parte rispedisce al mittente e in parte fa recapitare altrove, a Palazzo Alemanni: «I lavori che competevano al Comune sono stati realizzati. Quindi non capisco proprio cosa ci venga contestato. Ci sono altre opere da eseguire, ma per quelle – sottolinea – aspettiamo i soldi dalla Regione». I famosi 5 milioni di euro per la ristrutturazione del “Ceravolo” di cui il governatore Scopelliti parlò durante l’ultima campagna elettorale, quando fu una sorta di “anfitrione” nelle manifestazioni politiche a sostegno di Abramo.
Oggi, però, l’amministrazione di Palazzo de Nobili sembra tirarsi fuori dalla querelle. «Credo che entro la fine dell’anno i lavori partiranno – spiega il primo cittadino –. Quei finanziamenti arriveranno con una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica». Nelle more della decisione del Cipe, però, Cosentino rifiuta di firmare la convenzione tra la società giallorossa e il Comune per la gestione del “Ceravolo”. Il contratto è stato inviato dai competenti uffici dell’amministrazione comunale ai vertici della squadra, che però non lo hanno restituito all’ente. Il motivo è stato spiegato chiaramente dal presidente del club: «Io non firmo. Abbiamo la tribuna stampa peggiore d’Italia». La bozza di accordo, precisa Abramo, «non si discosta da quella che già negli anni scorsi aveva portato alla concessione dello stadio».
Quella del Catanzaro, dunque, per alcuni sarebbe una sorta di “ritorsione”, dopo l’annuncio solenne, ma ancora rimasto inattuato, di un “Ceravolo” rimesso a nuovo in tempi brevi. In molti, tra i supporter giallorossi, attendevano che la questione venisse risolta prima dell’inizio del campionato. L’aspettativa è andata delusa. E i tifosi, che credono nel progetto di Cosentino e auspicano un celere ritorno della loro squadra al calcio di alto livello, sembrano non averla presa bene.
Il rapporto tra la città e la formazione giallorossa è sempre stato viscerale. Per la prima volta dopo tanti anni esiste adesso un progetto tecnico serio e credibile. Ecco perché il rischio di una “contaminazione” politica ha creato parecchi malumori. Già il 7 maggio scorso il pubblico catanzarese non fu tenero nei confronti di Scopelliti, sonoramente fischiato prima dell’inizio di una partita. Adesso anche la “sponda” societaria sembra scricchiolare. Il primo avviso è stato notificato: Giuseppe Cosentino ha parlato a nuora perché suocera intenda. Tornando anche su un argomento che già in passato aveva rappresentato un nervo scoperto: il mancato impegno dell’imprenditoria cittadina che ha indotto ancora una volta il patron giallorosso a definirsi un uomo «solo» e a manifestare sfiducia verso quel “modello Catanzaro” trionfalmente evocato all’inizio dell’estate come l’indispensabile declinazione nel capoluogo del più celebre “modello Reggio”.

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