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«Caro Mario Congiusta, perdonami»

CAULONIA «Caro Mario Congiusta ti chiedo scusa e invoco il tuo perdono». La lettera è scritta da Giovanni Maiolo (esponente Prc di Caulonia) ed è indirizzata al padre di Gianluca, l`imprenditore uc…

Pubblicato il: 15/09/2012 – 12:09
«Caro Mario Congiusta, perdonami»

CAULONIA «Caro Mario Congiusta ti chiedo scusa e invoco il tuo perdono». La lettera è scritta da Giovanni Maiolo (esponente Prc di Caulonia) ed è indirizzata al padre di Gianluca, l`imprenditore ucciso dalla `ndrangheta il 24 maggio 2005 a Siderno. È una confessione sincera, attraverso cui analizzare le colpevoli mancanze della cosiddetta “società civile”, troppo distratta e spesso colpevolmente indifferente verso le ingiustizie mafiose. Atteggiamenti che isolano sempre di più persone come Congiusta, apertamente in campo  contro la `ndrangheta. «Ti chiedo scusa da amico – prosegue l`accorata missiva -, perché dovrei ricambiare la tua amicizia con un sostegno più costante alle tue giuste battaglie per la legalità e la giustizia. “Legalità” per chi crede nella “disobbedienza civile” è un concetto delicato, ma in Calabria legalità ha indubbiamente un significato rivoluzionario, cioè quello di stare dalla parte dello Stato, cioè di tutti noi, contro la feccia dell’anti Stato». Maiolo, rivolgendosi a Congiusta, affronta anche il contesto in cui trova linfa la criminalità organizzata: «Ti chiedo scusa da calabrese, perché tutti noi calabresi conviviamo e non facciamo abbastanza per estirpare la gramigna mafiosa, quella che ti ha portato via Gianluca. Ti chiedo scusa perché, pur essendone consapevole, faccio troppo poco per cambiare la mia terra».
È una lunga sequenza di scuse, quella del rappresentante di Rifondazione comunista, che dimostra una solidarietà non di maniera nei confronti di Congiusta: «Come se non ti bastasse dovere convivere col dolore dell’assenza per quel figlio che ti hanno strappato, sei anche costretto a indignarti (e solo tu puoi sapere quello che senti dentro) ascoltando le posizioni dei rappresentanti di una Chiesa che di solito è brava a predicare, qualche volta nemmeno a fare quello».
La lettera assume una chiara impronta polemica, quando Maiolo ricorda la sua rabbia «nel leggere che il vescovo Morosini, in uno scenario non certo neutrale come quello di Polsi, ha ritenuto di dovere specificare che la Chiesa assolve i mafiosi che si pentono. Bè, caro Mario, io questa volta non assolvo Morosini per le sue parole. E nemmeno la Chiesa». «Perchè – continua – chi non ha lesinato parole e gesti contro i mafiosi, come Natale Bianchi, della Chiesa non fa più parte. E il vescovo di Locri-Gerace a Polsi invece di decidere di scomunicare i mafiosi o di tuonare che la Chiesa non vuole il loro sostegno, invece di affermare nettamente che non si accetteranno i loro sporchi soldi per organizzare le feste patronali, invece di urlare che l’accesso alla Chiesa sarà proibito agli assassini con le mani lorde del sangue dei nostri fratelli, ha scelto di  conquistarsi gli applausi dei presenti ribadendo che in caso di pentimento arriverà l’assoluzione della Chiesa».
Poi Maiolo prova a specificare meglio il suo pensiero: «È scontata quell’affermazione, fa parte della natura della chiesa cattolica, ma pronunciata lì ha un sapore diverso». Perché Polsi non è un posto qualsiasi. «Caro Mario – insiste l`esponente Prc – qualora perdono ti venisse chiesto dagli assassini di tuo figlio, solo tu potresti darlo. Non io, che Gianluca non lo conoscevo, non io che non ho vissuto sulla pelle la bestialità disumana delle mafie». Ma c`è ancora qualcosa in cui credere, perché – spiega Maiolo – «nonostante tutto, devo anche dirti che c’è ancora una chiesa che mi piace ed è quella di Luigi Ciotti, quella di don Pino Demasi, quella di Libera, quella di chi fuga ogni dubbio e grida dovunque e senza esitazione alcuna che la mafia è una montagna di merda».

Una chiesa diversa da quella «che a Polsi viene applaudita», perché le sue parole in «quello scenario hanno un suono che potrebbe essere frainteso e finanche apparire, di sicuro erroneamente, troppo benevolo alle orecchie dei criminali che per arricchire loro stessi e le loro famiglie affamano la nostra terra, costringendo i miei coetanei onesti all’emigrazione forzata o alla povertà. O, come nel caso di Gianluca, alla morte violenta».
Infine, Maiolo invoca il perdono simbolico di Congiusta, che equivale a un`assoluzione per una terra intera: «Caro Mario, ti chiedo scusa per tutte queste cose. A te, e solo a te, la decisione di condannare la mia condotta o di assolvermi».

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