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«Metà del pizzo incassato a Milano dovevamo mandarlo giù in Calabria»

LAMEZIA TERME «Quando si prende l`estorsione qua a Milano si deve dare anche la parte in Calabria». Il “viaggio” da Nord a Sud dei soldi estorti agli imprenditori che vivono in Lombardia è descritt…

Pubblicato il: 15/09/2012 – 15:49
«Metà del pizzo incassato a Milano dovevamo mandarlo giù in Calabria»

LAMEZIA TERME «Quando si prende l`estorsione qua a Milano si deve dare anche la parte in Calabria». Il “viaggio” da Nord a Sud dei soldi estorti agli imprenditori che vivono in Lombardia è descritto da Michael Panajia, che è stato a capo di una delle cosche della `ndrangheta radicate attorno al capoluogo lombardo e che da alcuni mesi è diventato collaboratore di giustizia e ha riempito centinaia di pagine di verbali – che l`Ansa ha potuto consultare – davanti ai pm della Dda di Milano, guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. In una quindicina di interrogatori, tra il febbraio e il luglio scorso, il nuovo pentito delle cosche lombarde, Panajia – che fu uno dei killer che nel 2008 uccise il “capo dei capi” della `ndrangheta in Lombardia, Carmelo Novella – ha «deciso di collaborare nell`interesse di mia moglie e dei miei figli», tutti ora sotto protezione, svelando «18 anni di `ndrangheta» e in particolare le sue ramificazioni al nord. Dichiarazioni le sue che hanno dato un contributo anche alle indagini dei carabinieri del Ros che martedi scorso hanno arrestato 37 persone, smantellando due cosche dedite alle estorsioni nei confronti di piccoli imprenditori, tra Milano e Monza. «La tangente (ossia il pizzo chiesto a commercianti o titolari di imprese, ndr) – ha spiegato Panajia al pm Alessandra Dolci, lo scorso 4 luglio – viene divisa … a me l`ha spiegato Belnome (altro pentito, ndr) quando si prende l`estorsione qua a Milano si deve dare anche la parte in Calabria». Ad esempio, «noi, visto che dipendiamo dal locale di Guardavalle (Catanzaro, ndr) dobbiamo dare la parte a Guardavalle».

IL TERREMOTO  
A seguito del maxi-blitz Crimine-Infinito contro la `ndrangheta, coordinato dalle Dda di Milano e Reggio Calabria, che nel luglio 2010 portò in carcere oltre 300 persone, i vertici della mafia calabrese decisero di bloccare «tutti i conferimenti» di nuove cariche all`interno delle cosche radicate in Lombardia. Questa è un`altra parte del racconto del pentito Michael Panajia, che tra febbraio e luglio ha collaborato con gli inquirenti in una quindicina di interrogatori. Il collaboratore di giustizia, dunque, in alcuni passaggi dei suoi verbali ha svelato cosa è successo all`interno della `ndrangheta e in particolare in Lomabardia dopo la maxi-operazione di due anni fa. «A seguito degli arresti – ha messo a verbale il 4 maggio scorso davanti al pm Cecilia Vassena – San Luca (ossia la “casa madre” della `ndrangheta, ndr) aveva bloccato tutte le cariche maggiori». Pertanto in Lombardia, ha aggiunto, «avremmo potuto conferire soltanto cariche sino allo sgarro, perchè per le cariche dallo sgarro in su sarebbe stata competente soltanto la Calabria. «Voglio precisare – ha proseguito – che sino agli arresti la regola era questa: se a qualcuno veniva data la santa (una delle cariche più alte nell`organizzazione, ndr) in Lombardia, una volta andato in Calabria si sarebbe dovuto rivolgere al paese d`origine, fare presente la circostanza (…) e i referenti del paese d`origine avrebbero fatto sapere la cosa al Crimine (vertice della mafia calabrese, ndr)».

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