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Una medaglia dal Quirinale ai carabinieri in prima linea

REGGIO CALABRIA Mercoledì 26 settembre alle 11 la sala “Giuditta Levato” del consiglio regionale della Calabria ospiterà la cerimonia di consegna di due medaglie di rappresentanza concesse dal Pres…

Pubblicato il: 19/09/2012 – 16:54
Una medaglia dal Quirinale ai carabinieri in prima linea

REGGIO CALABRIA Mercoledì 26 settembre alle 11 la sala “Giuditta Levato” del consiglio regionale della Calabria ospiterà la cerimonia di consegna di due medaglie di rappresentanza concesse dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al luogotenente Cosimo Sframeli, comandante della stazione carabinieri di Reggio Calabria principale e al maresciallo ordinario Francesca Parisi, in servizio presso il Museo storico del comando generale dell’arma dei carabinieri di Roma, per il libro “Un Carabiniere nella lotta alla `ndrangheta”, edito da Falzea. Presenzierà il presidente del consiglio regionale Francesco Talarico.
Si tratta di un riconoscimento che premia il notevole impegno degli autori che compiono, mediante i loro originali e pregevoli contributi di riflessione frutto di qualificate esperienze e competenze professionali, nonché le preziose testimonianze e gli interventi appassionati di Autorità Militari, Magistrati, amministratori e semplici cittadini, una ricognizione ed un bilancio delle attività investigative e delle iniziative giudiziarie espletate al fine di debellare l’organizzazione ‘ndranghetistica.
Impostato metodologicamente con elegante e delicata sensibilità, il libro, fondamentalmente, si distingue per essere unico e singolare nel suo genere.
Unico: è la prima volta, infatti, che la “lettura” e la rappresentazione di uno spaccato della società calabrese degli anni ottanta, funestati dalla barbarie dei sequestri di persona ma segnati della chiare ed efficienti “risposte” dello Stato, sono di stampo endogeno, vengono, cioè, compiute da valenti operatori impegnati direttamente nel sistema investigativo, quali, appunto, Sframeli e Parisi.
Singolare nel suo genere: a leggere  il volume, ci si accorge agevolmente che, dal punto di vista stilistico, esso sfugge ad una rigida, schematica, fredda, tradizionale catalogazione letteraria, dal momento che le linee di demarcazione tra il “taglio” storico, cronachistico, dell’inchiesta giornalistica e del romanzo poliziesco sono così labili e tenui che interagiscono, si fondono e si armonizzano al punto da non riuscire ad avvertire dove finisca l’uno e dove inizino gli altri tre e viceversa.
Ne deriva non una meccanica addizione di tecniche e metodi espressivi (storici, cronachistici, etc.), ma una gestalt, un modello letterario, cioè, nuovo e diverso che, pur comprendendoli, li supera e li oltrepassa.
Venendo agli aspetti contenutistici del libro, i messaggi che vogliono dare gli autori sono due: uno manifesto ed uno latente: il primo consiste, essenzialmente, nel tenere desto il ricordo dello spirito di abnegazione del Brigadiere Carmine Tripodi e, tramite Lui, evidenziare la forza della competenza e del cuore del Carabiniere; il secondo  è di natura squisitamente pedagogica e risiede nel sollecitare una seria e ponderata riflessione su una parte importante della storia calabrese da cui trarre idonei ed utili insegnamenti, nella consapevolezza che la legalità, in quanto bene primario ed insostituibile da salvaguardare e potenziare quotidianamente, non è fine a se stessa, non è un optional, ma ci aiuta a meglio “abitare” la comunità in cui viviamo.

IL LIBRO | Un carabiniere scomodo

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