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«Pratiche umilianti nel Cie di Lamezia»

«Inadeguata a garantire la dignità umana con pratiche di umiliazione assolutamente sconcertanti». È un`immagine devastante quella restituita dal report realizzato da Medici per i diritti umani sul …

Pubblicato il: 28/09/2012 – 16:53
«Pratiche umilianti nel Cie di Lamezia»

«Inadeguata a garantire la dignità umana con pratiche di umiliazione assolutamente sconcertanti». È un`immagine devastante quella restituita dal report realizzato da Medici per i diritti umani sul Cie di Lamezia Terme . Nel mese di settembre 2012, un gruppo di appartenenti alla onlus ha visitato il centro di identificazione ed espulsione alle porte di Lamezia documentando con fotografie quanto osservato all`interno del Cie che può ospitare fino a 60 migranti “trattenuti”. Nel giorno della visita, però, erano presenti solo dieci immigrati. Da maggio, infatti, sono stati sospesi i nuovi ingressi. Il direttore del centro ha riferito ai rappresentanti della associazione che «la cooperativa “Malgrado Tutto” ha vinto la gara pubblica per la gestione del centro (tre anni) nello scorso maggio con un ribasso del budget giornaliero per detenuto dai precedenti 46 euro a 30 euro. Una cifra, a parere del direttore, del tutto insufficiente a garantire il funzionamento della struttura. La gara sarebbe stata però annullata poiché, secondo le parole del direttore, la cooperativa dovrebbe “fare alcuni lavori e presentare una documentazione aggiuntiva e lo faremo nei prossimi giorni”. La gara andrà dunque rifatta». Secondo quanto si sostiene nel report di Medu il centro starebbe funzionando ancora con le rimanenze del finanziamento precedente circa 600.000 euro. Il racconto della visita al Cie lametino inizia con la descrizione dell`ingresso «circondato da una serie di recinzioni alte 6 metri, dotate di filo spinato». A presidio permanente della struttura sono destinati «60 effettivi tra esercito e polizia che si alternano con turni di 15 persone. Il personale dell`ente gestore è costituito da 15 persone». Uno spreco di risorse, sottolinea la stessa onlus, per sole 10 persone. Secondo il direttore dell’ente gestore, il centro sarebbe uno dei più efficienti nelle espulsioni con un tasso di rimpatriati del 60%. Invece secondo i dati del ministero dell’Interno il CIE di Lamezia Terme nel 2011 ha ospitato 361 immigrati di cui solo il 41% è stato effettivamente espulso. Secondo i funzionari di pubblica sicurezza il centro sarebbe “a prova di evasione” tanto è che negli ultimi anni le fughe sarebbero state pochissime. Secondo i dati del Ministero, nel 2011 si sono verificati nove «allontanamenti arbitrari» dal centro.
Ma ciò che più colpisce il gruppo è la presenza della
“gabbia per la rasatura”. Il centro non dispone di un servizio di barberia ed è comunque necessario prevenire gli atti di autolesionismo, «l`ente gestore – scrive Medu – ha “inventato” un abitacolo dove i trattenuti si possono radere. L`abitacolo è in effetti una vera e propria gabbia priva di qualsiasi privacy ed esposta alla vista dei trattenuti, del personale dell`ente gestore e delle forze dell`ordine. Prima di uscire dall`abitacolo, il trattenuto deve depositare la lametta in un apposito contenitore. La gabbia è posizionata su un montacarichi e può essere all`occorrenza spostata». Il personale del Cie è composto da un mediatore culturale, un assistente sociale e una psicologa. Sono presenti due medici e due infermiere che coprono due turni per un totale di otto ore giornaliere dal lunedì al sabato. Il centro è in grado di assicurare esclusivamente un’assistenza sanitaria di primo livello mentre per qualsiasi accertamento diagnostico o cura specialistica è necessario il trasferimento verso strutture esterne. «Una delle maggiori preoccupazioni dei sanitari è che i detenuti simulino malattie con lo scopo di essere trasferiti in ospedale per poi fuggire. Anche gli atti di autolesionismo come i tagli e l’ingestione di corpi estranei (lamette, batterie, lucchetti) sarebbero attuati per lo stesso scopo». Un altro problema rilevante per quanto riguarda i trasferimenti all`esterno per motivi sanitari è la carenza di disponibilità della necessaria scorta delle forze dell`ordine poiché, secondo quanto riferisce l`ente gestore, «a Lamezia Terme c`è una sola volante della polizia». All’interno del centro non è prevista alcuna attività ricreativa se si eccettua la possibilità di giocare a pallone nel cortile di circa 200 metri quadrati, unico luogo di socializzazione presente oltre alla mensa. «All’interno del centro – scrive la onlus – non opera alcuna associazione esterna di tutela e/o assistenza. Il disagio psicologico dei trattenuti è profondo, obbligati in uno stato di ozio coatto durante tutta la giornata per periodi che possono durare mesi. Alcuni trattenuti hanno infatti scontato periodi di internamento fino a otto mesi. Appare evidente che una struttura del genere, con una capienza a regime di 50-60 persone, risulta al di sotto dei minimi requisiti di vivibilità». I medici dell`associazione citano poi il caso di un cittadino extracomunitario costretto a fare fisioterapia con una bottiglia d`acqua e un po` di spago. «Il paziente, che si muove a tutt’oggi con l’ausilio di una stampella, ha subito nel corso degli ultimi anni ripetuti e prolungati ricoveri a causa di una grave forma di infezione (osteomielite) della testa del femore che ha reso necessario, circa un anno fa, il posizionamento di una protesi all’anca. Dal suo ingresso nel Cie, oltre quattro mesi fa, il trattenuto ha chiesto invano la possibilità di poter effettuare la fisioterapia e un controllo ortopedico. Al suo ingresso nel Cie è stato sottoposto ad una serie di esami ematici di cui ancora non ne conosce l’esito. L’ente gestore ci riferisce di non aver potuto acquisire la sua cartella clinica. Nel frattempo il paziente si è auto organizzato con una fisioterapia fai da te e svolge esercizi quotidiani con una bottiglia piena d’acqua legata al piede». Il giudizio conclusivo è che il Cie di Lamezia Terme sia «del tutto inadeguato a garantire una permanenza dignitosa ai migranti trattenuti. La mancanza di qualsiasi attività ricreativa, la carenza di servizi essenziali per i trattenuti, la chiusura pressoché totale all’apporto di organizzazioni esterne, alcune pratiche francamente sconcertanti e lesive della privacy della persona rendono la struttura priva dei requisiti minimi di vivibilità in condizioni di capienza a regime. Desta particolare allarme, come del resto segnalato dallo stesso ente gestore, l’ulteriore riduzione del budget giornaliero per detenuto da 46 a 30 euro. È evidente che le condizioni di vita e la qualità dei servizi risulteranno ulteriormente deteriorate». Ma a parere di Medu la struttura non è solo inadeguata ma soprattutto inutile: «Il centro appare del tutto ingiustificato. Meno della metà (il 41% nel 2011) dei migranti trattenuti viene effettivamente espulso. Negli ultimi mesi poi, a fronte di pochi stranieri detenuti (attualmente dieci), viene mantenuta in funzione una struttura che tiene impegnati 60 uomini di esercito e polizia oltre alle 15 persone dell’ente gestore».

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