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La satira politica di Nunzio Scalercio

COSENZA Quando appare sul palco, di colpo, annunciato solo dalle luci che intanto si sono abbassate, Nunzio Scalercio ha un telefono in mano e con la voce adenoidale che evoca in modo impressionant…

Pubblicato il: 22/10/2012 – 13:33
La satira politica di Nunzio Scalercio

COSENZA Quando appare sul palco, di colpo, annunciato solo dalle luci che intanto si sono abbassate, Nunzio Scalercio ha un telefono in mano e con la voce adenoidale che evoca in modo impressionante quella del sindaco di Cosenza, simula una esilarante telefonata a Katya Gentile – ultimo anello di una dinastia quasi cinquantennale – e in quella telefonata paradossale c’è tutto: le luci, le carte da aggiustare, l’ansia per «l’essere sempre attaccati». È l’inizio di uno spettacolo di oltre due ore, davanti a un teatro strapieno, uno spaccato efficacissimo di cosentinità alle prese con una città in mutamento. Scalercio si muove rapido, passando dal leggio al computer portatile, manda video storici ma che non hanno smarrito la capacità di travolgere, legge cose inedite e il pubblico pensa e ride. Sul palco salgono alcuni personaggi che sono  ormai dentro la storia minuta e viva di questa città: i ragazzi di Misteri Bruzi, rappresentati da Mariarosaria Petrasso, che hanno tra l’altro giocato molto nella finta ricerca del disperso Salvatore Magarò, Michele Santagata, che quella ironica vicenda l’ha alimentata in modo virale sul web, Sergio Crocco, altro cantore di storie cosentine. Ma ovviamente il protagonista è rimasto Scalercio, capace di coinvolgere implacabilmente, facendo scoprire ai cosentini come parlano, alimentando miti e denigrando luoghi noti ma sempre innominabili. E poi senza soluzione di continuità, la satira di costume diventa ferocemente politica, perché in una città come Cosenza, il costume stesso si trasfigura in politica. Nel teatro dell’Acquario circolava diffusamente la voce che raccontava di un ipotetico duetto tra Scalercio e Occhiuto, ma era una diceria. Il pubblico si è ampiamente accontentato dell’immaginario dialogo tra il comandante De Falco e il sindaco, cui veniva intimato appunto di guidare la città e non pensare ad altro.  Alla fine dello spettacolo, quando il teatro si è svuotato, in tanti avevano la faccia di chi aveva riso e pensato assieme.

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