Il gip del tribunale di Catanzaro Gabriella Reillo ha disposto il dissequestro delle quote societarie e dei conti correnti bancari delle società “Vent1 Capo Rizzuto srl”, “Purena srl”, riconducibili a Maximilian Gobbi, Frick Martin Josef, Roberto Gobbi e Nicola Arena (48 anni) indagati nell`ambito dell`inchiesta sul parco eolico di Isola Capo Rizzuto. Il 13 luglio scorso la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha sequestrato le 48 pale eoliche e perquisito 8 dei 31 indagati. Le accuse ipotizzate sono riciclaggio, interposizione fittizia di beni e società, falso, abuso d’ufficio, tutte aggravate dall’aver agito per favorire la cosca Arena. Il 18 settembre scorso già il tribunale del Riesame si era espresso a favore degli indagati dissequestrando quote societarie e conti bancari. Nel provvedimento, depositato oggi, sulle posizioni di Frick e Gobbi il gip ricorda che «la società Vent1 Capo Rizzuto ha sottoscritto un contratto di costruzione “chiavi in mano” con la tedesca “Ventuno design Gmbh” relativo alla progettazione, organizzazione dei lavori, approvvigionamento e costruzione del parco, ha stipulato il 29 aprile 2009 un contratto di finanziamento con la Hsn Nordbank (una banca tedesca, ndr) per 190 milioni di euro, con successivo ulteriore finanziamento per 225 milioni». Maximilian Gobbi, Roberto Gobbi e Frick Martin, annota il gip, erano in costante contatto con Pasquale e Nicola Arena ed «effettuavano una serie di variazioni delle composizioni delle società coinvolte nel parco eolico affinché non venisse rilevata la reale partecipazione e riferibilità dello stesso anche a questi ultimi soggetti». Ma secondo il giudice Reillo gli elementi indiziari sono insufficienti a dimostrare il dolo e cioè che gli indagati «abbiano agito al fine di eludere le disposizioni di legge». Per il gip catanzarese i due Gobbi e il tedesco Frick sono «soggetti incensurati per i quali non vi prova fossero a conoscenza dei precedenti di polizia» dei componenti della famiglia Arena. Non sarebbe stato poi sufficientemente provato il collegamento tra Pasquale (dirigente del Comune di Isola) e Nicola Arena (imprenditore di 49 anni) con lo zio Nicola Arena condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, «non essendo pervenuti gli esiti delle rogatorie internazionali relativi ad accertamenti bancari che potessero fornire dimostrazione di finanziamenti occulti». Nel provvedimento si fa cenno anche ad alcune intercettazioni nelle quali Nicola Arena «sembra voler tenere lontano lo zio, da poco uscito dal carcere dopo un lungo periodo di detenzione». Ma perché la partecipazione di Pasquale e Nicola Arena all`investimento sarebbe stata nascosta? Secondo il gip Reillo è plausibile che si sia voluto in questo modo «eliminare l`attenzione mediatica suscitata dal sospetto di cointeressenza nel parco eolico del clan mafioso degli Arena». L`altra motivazione potrebbe essere legata al «lavoro di pubblico impiegato svolto da Pasquale Arena (dirigente nel Comune di Isola) che avrebbe creato un conflitto di interessi con la sua qualità di comproprietario del parco eolico, destinatario di atti amministrativi del Comune di Isola Capo Rizzuto».
Analoghe considerazioni vengono fatte dal gip con riguardo alla posizione dell`imprenditore Nicola Arena, «soggetto incensurato che annovera solo precedenti di polizia (arrestato nel 1989 per porto d`armi e una denuncia per reati di natura edilizia)».
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