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Il Pd definisce le regole per le primarie

Grande attesa nel Pd calabrese. Domani a Roma si decidono tutte le regole del gioco e ogni variazione modifica sensibilmente lo scenario. Quale quota riserverà per sé la segreteria nazionale? A chi…

Pubblicato il: 16/12/2012 – 20:19
Il Pd definisce le regole per le primarie

Grande attesa nel Pd calabrese. Domani a Roma si decidono tutte le regole del gioco e ogni variazione modifica sensibilmente lo scenario. Quale quota riserverà per sé la segreteria nazionale? A chi verrà concessa la deroga per presentarsi alle Politiche oltre il secondo mandato? Chi potrà votare? Chi potrà candidarsi? Si vota il 29 dicembre e il tempo stringe.
Dopo lo straordinario successo delle primarie per la scelta del candidato premier – successo di numeri e di immagine per il partito – il Pd vuole fare di nuovo bella figura per un appuntamento molto atteso da parte dei militanti e dei simpatizzanti.
D’Attorre è fiero per quanto la Calabria è riuscita a mettere in campo strapreferendo Bersani rispetto a Renzi ma la partita che si va a giocare adesso è molto più delicata. Perché prima si è deciso il destino di leader nazionali, adesso si armano le truppe dei colonnelli locali e le cose cambiano drasticamente.
Bersani non poteva certo fare del cambiamento il suo cavallo di battaglia – il brand era saldamente nelle mani del “rottamatore” suo avversario – ma subito dopo la vittoria ha fatto capire che anche lui ha voglia di vedere facce nuove nel prossimo Parlamento. Appena si è capito che si sarebbe votato di nuovo con il “Porcellum” il segretario nazionale del Pd ha restituito il potere agli elettori decidendo che sarebbero stati loro a scegliere i candidati per Roma.
Una scelta, quella delle primarie, che ha raccolto subito ampi consensi. Ma l’attesa per la riunione di domani fa capire che ancora vanno definiti profili importanti. Ampio il dibattito, per esempio, sull’uso da fare del “pacchetto riservato”. Nomi importanti e vicini al segretario (Fassina e Orfini, solo per fare due nomi) hanno detto pubblicamente che chiederanno a Bersani di destinare quei posti a «uomini e donne della società civile» e non a uomini di partito. Una posizione forte ma che potrebbe essere respinta.
Esponenti di primo piano del Pd come D’Alema, Veltroni e Castagnetti hanno già fatto sapere di non aver più intenzione di partecipare alla contesa e di aver intenzione di partecipare alla vita del partito in modo differente. Altri preferiscono tenersi stretta la poltrona.
Ma se i posti riservati dovessero essere assegnati a uomini di partito quale sarebbe allora la “quota” spettante ai renziani? La battuta di Matteo Richetti (braccio destro del sindaco di Firenze) deve aver gelato il sangue a più di un bersaniano calabrese: «Se quei posti vanno ai politici uno su tre tocca a noi». Matematica elementare. Ma con conseguenze pesantissime per gli equilibri regionali del partito.
Certo, molti big locali hanno già fatto sapere di volersela giocare: hanno i voti e sono certi di potersi conquistare sul campo un posto in paradiso. Altri, viceversa, hanno svolto per il partito un lavoro più oscuro e potrebbero vedere la luce delle assemblee solo su indicazione di Bersani.
La pattuglia degli aspiranti è foltissima, anche se in pochi hanno già reso manifeste le proprie intenzioni. Appena le regole verranno definite si aprirà la caccia all’ultimo voto. Un giorno appena, poi i sorrisi che si scambiano i leader calabresi del Pd diventeranno ghigni feroci.
Comunque vada, per la verità, sarà un successo. Guardando cosa fanno gli altri nel Pd possono solo sorridere: le primarie del centrodestra sono miseramente saltate, quelle del Movimento 5 stelle sono state un flop clamoroso. In Calabria poche centinaia di votanti e anche il comico caso del medico-non medico di Paola, tanto per dare un sapore ruspante alla cosa: un candidato alle “Parlamentarie” si presenta come medico mentre in realtà è un biologo, costringendo l’Ordine a una reprimenda ufficiale. Il giovane si è poi giustificato spiegando che, fra le opzioni previste dal sito di Grillo per iscriversi, “biologo” non c’era e la cosa più simile era “medico”. Quando si fa politica solo su Internet si rischiano equivoci grotteschi.

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