REGGIO CALABRIA Inizio d’anno al vetriolo per Sinistra Ecologia e Libertà. Mentre a Roma il numero uno del partito Nichi Vendola cerca di ritagliarsi un posto al sole per sé e i suoi nelle liste dei Progressisti di Bersani, nei territori freschi di primarie è polemica. A dar voce ai mal di pancia che agitano il partito nel reggino è Aurelio Monte, leader sindacale dei precari organizzati nell’Usb e storica figura delle lotte sulla riva calabrese dello Stretto, candidato indipendente alle ultime primarie di Sel. «Non avrei mai pensato di dover fare una conferenza stampa in questi termini – esordisce Monte con l’imbarazzo di chi è abituato a far politica più per strada, che dietro al tavolo di una conferenza stampa – ma sento l’obbligo di denunciare quanto è successo. Queste primarie non sono state all’altezza del percorso di Sel e della parola d’ordine di democrazia aperta che ci ha contraddistinto. Qui le cose sono state decise a tavolino».
Non si lamenta dei suoi 926 voti Aurelio Monte, di cui anzi si dice «orgoglioso, perché io non ho una tessera in tasca e nonostante questo c’è stata una risposta forte della gente. Ho deciso di partecipare alle primarie perché spinto dai giovani di Sel del circolo dell’area grecanica e nel tentativo di portare qualcosa di nuovo per questa terra». Ma la buona volontà e gli altrettanto buoni propositi – spiega Monte – si sono scontrati con una serie di anomalie che – sottolinea – «è impossibile non denunciare».
A partire da quel dimagrimento progressivo delle liste, stando all’ultimo coordinamento regionale, formate da 18 candidati espressione dei territori, ma progressivamente assottigliatesi fin quasi a veder scomparire tutti i candidati uomini. Una situazione curiosa, dice Monte per il quale «è quanto meno strano che un partito come Sel in tre province – Crotone, Lamezia e Vibo – non riesca a trovare un candidato», ma che a suo dire diventa «allarmante» quando uno dei leader storici del partito di Vendola in Calabria e non solo, Nuccio Iovene, ha annunciato il ritiro della propria candidatura alla vigilia dell’apertura dei seggi.
Circostanze curiose che per l’indipendente che Sel aveva voluto nelle proprie liste lo diventano ancora di più alla luce della candidatura – in seguito rivelatasi vincente – del commissario regionale Andrea Di Martino «che non solo non è calabrese, ma qui non ha neanche fissa dimora», ci tiene a precisare Monte.
E proprio su Di Martino si è consumato lo strappo con la segretaria provinciale reggina Laura Cirella, che lo stesso Monte ha dichiarato di aver appoggiato alle ultime consultazioni in cui gli iscritti erano chiamati a votare per un uomo e una donna. Ma il medesimo slancio non ci sarebbe stato da parte della segretaria, i cui votanti avrebbero nella maggior parte dei casi preferito Di Martino. Nessuno scandalo, dicono fonti interne a Sel, secondo le quali a Monte era stato assicurato che a Reggio le preferenze sarebbero state equanimemente divise fra lui e il commissario regionale. Un accordo che Monte oggi ha smentito, affermando «a me non è stato assicurato proprio niente».
Al contrario, al sindacalista dell’Usb prestato alla politica non sarebbe andata giù la rapida giravolta nelle posizioni della segretaria. «Da Laura Cirella ho sentito parole molto dure quando si è profilata la possibilità di candidature imposte dall’alto, ma lo stesso non è successo quando si è candidato Di Martino».
Ma è su tutto il processo delle primarie che il leader dei precari dell’Usb avanza pesanti dubbi. E non solo per l’ormai annosa querelle sugli elenchi alla vigilia del voto non ancora disponibili o per il ridotto numero di seggi che in alcuni casi accorpavano fra loro paesi a distanza di sessanta chilometri l’uno dall’altro, come successo ad esempio nell’area grecanica dove gli elettori di Monasterace sono stati costretti ad un viaggio fino a Bovalino per poter esprimere la propria preferenza. «Ad oggi – dice Monte – io non so da chi e dove sono stato votato perché comunicazioni ufficiali non ce ne sono, alcuni verbali non si trovano e il dato dei miei 926 voti l’ho appeso dalla stampa». Monte non lo dice, ma il sospetto è che la candidatura di Di Martino sia stata lanciata in Calabria proprio per blindare il voto. Sospetti che ancora prima che le primarie si svolgessero avevano portato uno dei circoli reggini di Sel – l’”Eugenio Musolino” che con i suoi cento iscritti pesa non poco sullo scenario politico cittadino – a boicottare apertamente l’ appuntamento e ritirare le proprie candidature. «Come temevamo, le primarie del nostro partito ben poco potranno determinare scelte democratiche – si leggeva in un comunicato stampa di qualche settimana fa –. Fino all`ultimo istante, infatti, non vi è stata alcuna chiarezza sulle regole di funzionamento della competizione, essendo regnata sovrana la confusione, la mancanza di informazioni e di tempo per discutere di criteri, di profili e di requisiti per le candidature. Si sono, così, facilmente affermate, in totale assenza di discussione, le posizioni di pochi, mossi dal solo scopo di ottenere un posto utile in graduatoria, mentre altri, ad uno ad uno, senza fornire alcuna motivazione, si sono ritirati dalla competizione. È chiaro che la nostra posizione, fortemente ancorata a scelte politiche rigorose, che sono state alla base della nostra determinazione a contribuire alla nascita prima e al consolidamento poi di un soggetto politico in grado di riunire la sinistra cambiandola e riformandola profondamente nei comportamenti e nei contenuti, non verrà meno a seguito di atteggiamenti che riteniamo non condivisibili e che non abbiamo condiviso».
Ma al di là dei mal di pancia e delle voci – sempre più insistenti – su presunti brogli e irregolarità che si rincorrono di provincia in provincia, c’è un dato che nel quartier generale di Sel dovrebbe preoccupare e che Monte non manca di sottolineare: «Stando ai dati appresi dalla stampa, a Reggio e provincia i voti sono passati dalle primarie di novembre a oggi, da più di 1500 a poco più di 500. Le primarie devono essere pulite, altrimenti la gente si scoraggia». E forse ha già cominciato a farlo.
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