REGGIO CALABRIA Ogni epoca politica ha dei simboli forti che la rappresentano. Quando un potere cade, poi, capita spesso di assistere anche alla rimozione dei suoi vessilli più eloquenti, più rappresentativi. Il tapis-roulant di Reggio Calabria sta al governatore ed ex sindaco Peppe Scopelliti come Berlusconi sta a Mediaset, come il Papa alla Basilica di San Pietro, come Craxi al garofano. È, per dirla con le parole del segretario cittadino dei Comunisti italiani, Ivan Tripodi, «monumento e raffigurazione dello scopellitismo». Un`icona immobile, ormai, per via della decisione della società che gestisce l`impianto di sospendere il servizio sine dine, a causa della mancanza dei fondi necessari per la manutenzione dell`opera e del mancato “dialogo” con la terna commissariale, chiamata a guidare la città dopo lo scioglimento del consiglio comunale.
Tripodi, però, non ha dubbi sulla paternità politica di un simile smacco, da ricondurre esclusivamente al “Modello Reggio” dell`ex sindaco Scopelliti, che «continua a mietere danni incalcolabili». Il tapis roulant, infatti, era stato fortemente voluto dall`attuale presidente della Regione, «un’opera – continua Tripodi – che è costata un fiume di denaro della collettività e che, incredibile ma vero, non è stata nemmeno ultimata, poiché, recandosi in via Possidonea, si verificherà come il lavoro è ben lontano dalla sua conclusione».
Non si tratta di un`infrastruttura pubblica qualsiasi, «il tapis-roulant è stato un’altra cosa – ricorda l`esponente Pdci –. Tutti i reggini sanno bene che ha rappresentato il simbolo autorizzato e l’emblema ufficiale del “Modello Reggio”, il tragico sistema di potere coniato da Scopelliti che ha provocato il tracollo e la completa distruzione della città. Un vero e proprio monumento dedicato ai fasti della “Reggio da bere” che ha caratterizzato l’ultimo vergognoso decennio amministrativo. In tutte le circostanze Scopelliti ha invaso i media parlando e sparlando della bontà del tapis-roulant, quale tangibile raffigurazione delle amministrazioni del Pdl, omettendo, però, di ricordare l’impressionante e spaventoso costo dell’opera (ancora incompiuta), nonché l’esosità delle spese di funzionamento. Si tratta, ovviamente, di importi stratosferici di denaro pubblico».
La conclusione di Tripodi è amara e al tempo stesso perentoria: «La chiusura e lo sbarramento del tapis-roulant rappresenta la definitiva chiusura, plastica e palpabile, del “Modello Reggio”, nonché la fine ingloriosa e triste dell’era Scopelliti».
x
x