Un comizio elettorale in cui ha attaccato tutti: dalla Procura, che nasconderebbe le carte in grado di dimostrare le collusioni tra `ndrangheta e sindaci della città, al governo Monti che ha sciolto il Comune di Reggio, alla commissione d`accesso, che ha redatto la relazione, e al centrosinistra “reo” di avere architettato un teorema contro la città dello Stretto.
Il vittimismo di Scopelliti ha superato anche i confini nazionali quando, a piazza Camagna nel corso della presentazione del libro “La democrazia sospesa” scritto dal gruppo parlamentare del Pdl, ha affermato che lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria deve essere «inquadrato nel sistema della tecnocrazia, di una lobby perversa a livello europeo che ha il compito di guidare alcune scelte e che, in Italia, è arrivata dando un segnale chiaro ed evidente: quello di azzerare dove si poteva le classi dirigenti e quindi mettere in ginocchio i territori per dimostrare che la povertà è frutto della mala politica”.
Nel cercare fantasmi, Scopelliti tocca anche il fondo infangando la memoria di chi, come Italo Falcomatà, da sindaco ha lasciato un segno indelebile a Reggio Calabria. Oltre ad Arena e Scopelliti, alla presentazione del volume hanno partecipato il parlamentari Tonino Gentile, Jole Santelli e Lella Golfo.
Proprio quest`ultima ha commentato lo scioglimento del Comune come il risultato di una «congiura. È inutile negarlo. Questa era una città “gioiello”, un “modello” da imitare. Reggio città metropolitana non doveva esserci. Siamo cresciuti troppo, abbiamo alzato troppo la testa e vogliono farcela abbassare. La città adesso è abbandonata. Era questo che si voleva. C`era un disegno».
Dopo aver confuso per tre volte la Corte di Cassazione con la Corte dei Conti, il senatore Gentile ha parlato di «processo mediatico, di una forsennata azione di linciaggio clientelare. Un circo portato al di là della Calabria. Siamo noi stessi a farci male da calabresi. Arena lo teniamo in forte considerazione per la sua diligenza. Ha saputo difendere Reggio dalla barbaria (evidentemente voleva dire barbarie, sic). Il Pdl è compatto, unito e forte in difesa di Reggio e della classe dirigente».
Una infervorata Jole Santelli ha puntato il dito contro il Partito democratico: «È stato il primo artefice dello scioglimento di Reggio. Quando Marco Minniti verrà in piazza a parlare, invitatemi. Vinceremo in Calabria, sia alla Camera che al Senato». Ne ha anche contro l`ex ministro Cancellieri: «Il Viminale deve almeno chiedere scusa a livello personale a chi è stato infamato da questa relazione in maniera assolutamente gratuita. Mi auguro che tutti gli errori commessi dal Viminale portino il ministero ad avere ancora di più un occhio di riguardo verso questa città». All`improvviso nella centralissima piazza Camagna, sul Corso Garibaldi, si sono rivisti i volti di personaggi che da ottobre erano spariti. Tutti in piedi. “Standing ovation” per l`ex sindaco Demi Arena che elogia il libro “La democrazia sospesa” definendolo «un dossier. Soltanto i parlamentari del Pdl potevano dire la verità su quello che è successo a Reggio. La città è sconfortata, esce sconfitta. È stato costruito un teorema che punta a distruggere quello che si era fatto. C`è stata un`azione capillare: hanno ripetuto menzogne fino a far credere che sono la realtà, fino alla spallata finale. Odio, acredine, scontro quasi fisico. Non c`erano le condizioni neanche per poter inviare i commissari e questo lo aveva detto il prefetto dell`epoca».
Probabilmente l`ex primo cittadino non ricorda che fu proprio il precedente prefetto, Luigi Varratta (parente dell`ex ministro Nitto Palma del Pdl), a chiedere al governo la commissione d`accesso a Palazzo San Giorgio. «Chi ha creato questo clima di odio in città? – si è domandato Arena – Non certo chi l`ha governata. Bisognava colpire l`obiettivo principale. Ci sono stati i soliti personaggi che hanno creato pressioni affinché la Corte dei Conti dichiarasse il dissesto. Personaggi che entrano ed escono dalle redazioni dei giornali. A Reggio Calabria c`è chi ha sostenuto che è meglio il dissesto, che conviene: è incredibile».
L`ultima battuta, Arena la dedica all`esponente del Pd Demetrio Naccari che, poche ore prima è stato interrogato nel corso del processo sul “caso Fallara” che vede imputati il governatore Scopelliti e i tre revisori dei conti del Comune che avevano certificato il bilancio dal 2008 al 2010: «Non si va nelle aule di tribunale a fare comizi politici». «Questo libro era un atto dovuto per la città. – ha aggiunto il presidente della Regione – Tra 20 anni questa pubblicazione ci aiuterà a capire ciò che si è verificato a Reggio negli ultimi anni. Era un atto dovuto da parte del Pdl che ha fatto le sue battaglie per questa città. Stasera presentiamo questo opuscolo, questo libricino per dimostrare che ciò che abbiamo detto non è la pura fantasia. Quando io e tanti altri abbiamo sostenuto che lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria non era una decisione dovuta, ma una scelta politica, non avevamo sbagliato perché basta domandare ai parlamentari che possono raccontare quante volte i ministri della Repubblica hanno riferito che non si può sciogliere Reggio, non ci son gli estremi. Da sindaco ho combattuto le lobby e mettendole in ginocchio a favore della città, perché se la sono divorata per 30 anni e pensavano di farlo per i prossimi 30. Sto pagando quel tipo di coraggio messo in campo, ma non sono soltanto loro perché altrimenti non avrebbero avuto tutta questa forza».
A sentirlo, Scopelliti sarebbe stato la vittima sacrificale di un complotto internazionale, il bersaglio da colpire per dare una punizione all`Italia. «Tutte scelte che hanno inciso profondamente nel nostro tessuto sociale ed economico. – ha ribadito il governatore – Scelte mirate che hanno avuto la capacità di costruire questo tipo di rapporto e, come spesso accade, nel momento in cui il Paese Italia ha difficoltà difronte all`Europa, il suo presidente Monti dice: “Qualcuno deve pagare”. E a dare sangue non può essere la Lombardia, il Piemonte e il Lazio dove magari le lobby economiche e finanziarie sono potenti e riescono anche a determinare scelte pesanti, ma in questo caso la città di Reggio ha pagato il prezzo perché bisognava dimostrare che quello era il governo del rigore, della moralità, della trasparenza, che combatte il crimine organizzato e la `ndrangheta. Ecco che cosa va recuperato in un concetto molto più ampio che non può essere circoscritto a quei soggetti che hanno sempre rappresentato un male oscuro in questa città. Credo che questa chiave di lettura si estende non alle vicende nostre. Basta verificare cosa è accaduto in questi mesi in Lazio, in Lombardia, in Molise. Insomma è un qualcosa che ha una sua filosofia e una sua logica che noi abbiamo combattuto e continueremo a combattere con le migliori armi, quelle del coraggio, delle scelte e delle risposte verso il territorio. Votare Monti vuol dire votare contro Reggio, perché un governo tecnico non poteva sciogliere un consiglio regionale eletto democraticamente». Scopelliti si è scagliato quindi contro la Procura e le forze dell`ordine: «A tutti quelli che hanno scritto che vi era la contiguità mafiosa, che vi erano gli amministratori che erano conniventi, gli rispondiamo vergogna, avete le carte e sapete quando c`era la connivenza della `ndrangheta con i sindaci. Ci sono gli atti delle procure. Tirateli fuori. Vergonatevi. Altro che stagioni, primavera e estate. Lì ci sono gli atti delle Procure in cui c`è scritto chi erano i sindaci conniventi con la mafia. Ve lo siete dimenticato? Dovete avere il coraggio di scriverlo. Vergogna. Vergogna. Avete messo in ginocchio una città per il gusto di provare la soddisfazione di vedere eliminata una classe dirigente. E noi siamo rimasti in piedi, con coraggio, con il petto in fuori. Non lo so se questa è una città che sta combattendo la mafia. Il senso di sfiducia la fa da padrona. E laddove non c`è fid
ucia nelle istituzioni, la mafia si infiltra e diventa prepotente. Hanno fallito tutto».«Oggi si blocca il tapis roulant – conclude il governatore – e dicono che è colpa del “modello Reggio”. Abbiamo servito una città con orgoglio, il tapis roulant è il simbolo dell`innovazione, del grande riferimento culturale. Ignoranti. Andate ad abbeverarvi di cultura e di sapere. Fare amministrazione è una cosa che non può appartenere a tutti perché non bisogna mettere in campo i numeri, ma ci vuole l`amore e la passione per un territorio. Io non sono il Peppe Bova di turno che, nel momento in cui doveva determinare un ricambio, ha pensato di mettere il suo Pinone Morabito alla Provincia. Cioè mettere il mummificio, lì, fermo così. Io ho messo un uomo con gli attributi come Demi Arena. Abbiamo messo gli uomini migliori. Aspettiamo pazientemente ciò che sarà determinato dal Tar del Lazio. Poco importa, noi sappiamo molto bene, in questa città, dove sta la mafia e dove si annida. Noi sappiamo molto bene chi amoreggiava con la mafia e chi la mafia l`ha tenuta sempre fuori».
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