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Nave dei veleni, interrogato Piccioli

di Roberto De Santo

Pubblicato il: 12/01/2013 – 6:07
Nave dei veleni, interrogato Piccioli

CATANZARO Un`annotazione ripresa dai registri navali. Un passaggio preciso di documenti tratti da carte ufficiali. Nulla di più. Così Luigi Piccioli, comandante della capitaneria di Porto di Vibo Valentia ha risposto, non senza qualche tensione, alle domande che il procuratore aggiunto della Distrettuale antimafia di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, ha posto sulla Cunsky e sulle incongruenze derivate dalla sua presunta demolizione. Una circostanza rivelatasi falsa dopo l`esito della rogatoria internazionale, disposta dalla Commissione parlamentare d`inchiesta sul fenomeno delle mafie, che ha accertato che quella nave – balzata agli onori della cronaca come la “nave dei veleni” di Cetraro – nel porto indiano di Alang, dove sarebbe dovuta essere stata demolita, non è neppure transitata. Un colpo di scena che ha riaperto un caso che sembrava essere stato chiuso definitivamente proprio dalla Procura distrettuale antimafia del capoluogo dopo l`archiviazione chiesta e ottenuta dal procuratore capo, Vincenzo Antonio Lombardo e dell`aggiunto Giuseppe Borrelli. Una decisione, quella assunta dai due magistrati catanzaresi, adottata sulla base proprio della circostanza che quella nave era stata demolita – sotto il nome di Shainaz – nel 1993 in India.
IL RELITTO DI CETRARO Si è riaperta così, almeno in parte, la vicenda della presunta “nave dei veleni” che, secondo il racconto del pentito Francesco Fonti, sarebbe stata affondata dalla `ndrangheta nel 1993 con il suo carico radioattivo a largo di Cetraro. Una storia che nel 2009 aveva fatto il giro del mondo facendo credere che al largo delle coste del Tirreno cosentino ci fosse il rischio di una contaminazione radioattiva. Un allarme rientrato dopo le rassicurazioni del ministro Stefania Prestigiacomo e del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso che avevano inviato sul posto una nave per effettuare delle ricerche sul relitto di Cetraro. Operazioni di ricerca che avevano portato a concludere che quella imbarcazione in fondo al mare fosse la Catania, una nave da crociera affondata nel corso del primo conflitto mondiale da U-boat tedesco. Una verità che aveva lasciato tanti dubbi, alimentati ora da questa nuova circostanza.
IL SOSPETTO AVVELENAMENTO DI DE GRAZIA Ma le novità sulla vicenda delle “navi dei veleni” di questi ultimi giorni non si arrestano qui. Questa volta su impulso della Commissione parlamentare d`inchiesta sul ciclo dei rifiuti è emerso un altro pezzo di questo intrigato puzzle costellato da presunti depistaggi e morti sospette. Come quella del capitano di corvetta, Natale De Grazia, sulla quale, proprio l`organo parlamentare presieduto da Gaetano Pecorella, ha cercato d`indagare. Nelle conclusioni del consulente, incaricato dalla Commissione di valutare la relazione redatta sull`autopsia sul corpo del capitano, emergono forti dubbi sulle cause di morte accertate dall`anatomopatologo che si occupò del caso. Secondo il consulente, l`uomo che più di altri tentò di svelare i misteri delle navi inabissatesi con i loro carichi radioattivi nei mari calabresi sarebbe stato avvelenato. «L’indagine medico legale condotta dalla dottoressa Del Vecchio (l`anatomopatologo che effettuò l`autopsia sul corpo del capitano, ndr) – si legge nella relazione del consulente – si è conclusa con una diagnosi di morte improvvisa dell’adulto, facendo intendere che vi fossero in quel quadro anatomo ed istopatologico elementi concreti che potevano ben sostenere detta diagnosi. Questo non corrisponde alla verità scientifica». Per il consulente scientifico Natale De Grazia sarebbe deceduto a causa di «insufficienza respiratoria da depressione del sistema nervoso centrale, come suggestivamente depone il quadro di edema polmonare così massivo, incompatibile quasi con un arresto cardiaco improvviso del tutto asintomatico». Una tesi desunta delle «manifestazioni sintomatologiche riferite da chi ha potuto osservare il sonno precoce, il russare rumoroso, quasi un brontolo, la risposta allo stimolo come in dormiveglia, il vomito». Aspetti che secondo il consulente si conciliano solo con «la causa tossica». Per accertare con sicurezza questa versione sarebbe stato necessario effettuare un`indagine tossicologica. Una possibilità riferisce il consulente irreversibilmente compromessa «da una parte per superficialità e forse inesperienza di chi aveva posto i quesiti con scarsa puntualità e poco finalizzati» e «dall’altra per l’insipienza della indagine medico legale». Tanto da far concludere: «l’indagine tossicologica non è più ripetibile, neppure (…) con l’esumazione del cadavere, e quindi il caso, dal punto di vista medico legale deve essere, ad avviso del sottoscritto, considerato chiuso».
Così se sulla vicenda della morte di Natale De Grazia non si potrà più indagare, almeno sul fronte anatomopatologico, la Dda di Catanzaro potrà invece appurare chi e perché abbia falsificato quei documenti sui quali lo stesso capitano stava lavorando. Tra cui, appunto, il presunto affondamento della nave Cunsky. Nel suo ultimo viaggio verso La Spezia, De Grazia doveva incontrare, appunto, alcuni personaggi e, in particolare, una sua fonte confidenziale che avrebbe dovuto rivelargli elementi utili a fare chiarezza proprio sull`affondamento di quella nave. (r.desanto@corrierecal.it)
Perizia De Grazia

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