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«Alleanza Pdl-Udc? La Calabria non è un`anomalia»

REGGIO CALABRIA Ufficialmente si tratta solo della tradizionale conferenza stampa di inizio anno con cui il presidente del Consiglio della Calabria tira le somme dei dodici mesi appena passati e an…

Pubblicato il: 16/01/2013 – 15:31
«Alleanza Pdl-Udc? La Calabria non è un`anomalia»

REGGIO CALABRIA Ufficialmente si tratta solo della tradizionale conferenza stampa di inizio anno con cui il presidente del Consiglio della Calabria tira le somme dei dodici mesi appena passati e annuncia i buoni propositi per quelli a venire. Ma la scadenza elettorale del prossimo 24 e 25 febbraio fa sì che il 2013 sia un anno diverso, molto diverso. Soprattutto per chi, come il presidente Francesco Talarico si trova nella scomodissima posizione di fondamentale alleato in Regione proprio di quello che a livello nazionale è il partito da battere, il Pdl del governatore Giuseppe Scopelliti. Mentre al fuoco delle prossime consultazioni a Roma si cucina quell’alleanza tra il Pd di Bersani, con Vendola a rimorchio, e gli uomini di Mario Monti, con l’Udc a far da capofila, il partito di Casini è in Calabria la necessaria stampella perché la maggioranza del governatore – mutilata da tre arresti – rimanga tale. Una situazione delicatissima che Talarico – candidato alle prossime consultazioni e che rischia di vedersela proprio con il “suo” governatore schierato sulle trincee opposte del Pdl – ha affrontato, dribblando le questioni più spinose e rimandando tutto a valutazioni e verifiche post- elettorali. «Io non mi spingerei a parlare di anomalia calabrese. Nel 2010, ogni segretario regionale ha scelto una linea diversa, non abbiamo fatto alleanze politiche, ma abbiamo deciso di sostenere il presidente Scopelliti perché lo ritenevamo l’interlocutore migliore. Un`alleanza che guarda soprattutto alla Calabria e ai calabresi e che trova conferma anche in questa fase elettorale che vede i nostri partiti fare scelte diverse a livello nazionale», spiega Talarico, ostentando serenità ed evadendo ogni possibile spunto di polemica. Eppure, non sono pochi i segnali che suggeriscono che il vento ha cambiato direzione e le tessere del mosaico politico calabrese si sono ricomposte, consegnando all’Udc un formidabile ruolo da ago della bilancia che il partito di Casini ha tutta l’intenzione di sfruttare. Probabilmente non a caso, dunque, il presidente del Consiglio ha fatto appello a un «patto per il bene comune»  da costruire e che coinvolga tutte le forze politiche. «La Calabria ce la può fare solo se si mettono da parte le singole appartenenze e si cerca di costruire un progetto che non duri una sola legislatura, ma possa andare oltre la legislatura stessa» afferma il presidente, sottolineando «se non c`è un patto reale fra tutte le forze politiche per lavorare a un progetto di dieci anni, di quindici anni per questa terra, la Calabria affonda. Bisogna cercare di ragionare in positivo, dunque mi auguro che questo appello venga raccolto». Un pensiero sviluppato nell’intervento di due paginette che Talarico ha premesso alla brochure di presentazione dei risultati del Consiglio, e che più di un bilancio dell’anno passato, sembra piuttosto la summa dei buoni propositi per l’anno venturo. Propositi che non necessariamente passano – o passano solo – dal consiglio regionale calabrese. Ma più che un appello, quello di Talarico sembra essere un amo a cui esponenti del centrosinistra dell’ufficio di presidenza non hanno remore ad abboccare. Forti del clima di concordia che sembra aver regnato nelle stanze dell’organismo deputato alla gestione del Consiglio, da Pietro Amato, vicepresidente Pd e Francesco Sulla, arrivano solo parola di stima ed elogio nei confronti di Talarico, indicato come reale artefice del regime di massima collaborazione che avrebbe scandito i lavori dell’Ufficio di presidenza. Un rapporto ben diverso da quello instaurato con la giunta, da parte della quale – dice fuori dai denti Sulla – non è stato possibile riscontrare il medesimo atteggiamento. E proprio su quei bilanci su cui il presidente Talarico afferma di aver fatto tornare l’ordine, quanto meno dal punto di vista dei tempi di discussione e approvazione, e l’austerità dettata dai tempi – facendoli dimagrire di 9 milioni nel giro di un anno – che Sulla fa partire l’affondo: «Sui bilanci ad esempio, non siamo stati messi esattamente nelle condizioni di valutare tutto con serenità anche per l’estremo ritardo con cui sono stati presentati dalla giunta», afferma Sulla, che non esita a dare per conclusa l’esperienza calabrese, alla luce dei mutati assetti politici nazionali. «Stanno venendo meno – non esita a sentenziare l’esponente Pd – i presupposti per l`alleanza su cui si basa questa giunta di governo». Un’ipotesi che Talarico smentisce dicendosi convinto che «questa esperienza della giunta calabrese debba continuare anche dopo le elezioni politiche».
Eppure nell’immediatezza del dopo-elezioni, ci saranno grane da risolvere che rischiano di mettere in crisi già da subito un’alleanza che dovrà superare la prova delle elezioni. Le dimissioni dell’assessore al Lavoro Stillitani, in polemica con il suo partito per il criterio di composizione delle liste che gli ha precluso una candidatura parlamentare, lascia libero uno slot nella compagine di governo della Regione che solo alla luce della prova di forza delle consultazioni si deciderà come colmare. «L`Udc vuole governare – afferma pacato ma deciso, Talarico – ma non è il momento di parlare di sostituzioni, affronteremo la questione dopo le elezioni in un incontro con Scopelliti». Sempre che – a dispetto delle attuali dichiarazioni – tra poco più di un mese esistano ancora i presupposti perché Udc e Pdl siedano insieme al tavolo di governo. Ma Talarico è sereno. Dalla sua, ha una campagna elettorale «di servizio al partito» ma che si preannuncia tutta in discesa e può vantare discreti risultati sul fronte delle attività consiliari, che non dimentica di enumerare. «Io devo dire con orgoglio che la Calabria non è stata fanalino di coda, ha fatto rinnovamenti e tagli sui costi della politica anche in anticipo rispetto ad altre realtà. Siamo stati la seconda regione ad abolire il vitalizio, siamo l`unica regione a non avere un Tfm, trattamento di fine mandato, abbiamo ridotto il numero di consiglieri», rivendica il presidente del Consiglio, sintetizzando i risultati del 2012 e anticipando il proposito di seguire sulla stessa scia nel 2013. Bisognerà vedere però chi sarà incaricato di farlo.

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