La cultura in Calabria finisce in un testo unico di legge. Un solo calderone che dovrà includere ogni evento, manifestazione o spettacolo. L’annuncio sarà dato lunedì a Lamezia dall’assessore regionale Mario Caligiuri, che ai protagonisti calabresi del settore spiegherà pure che questo testo unico porta con sé la somma di 500mila euro.
Dunque in un colpo solo la Regione abroga tutte le normative che fin qui hanno regolamentato il settore cultura, accorpando in un unico contenitore indistintamente ogni intervento. Così le biblioteche, i musei, il patrimonio archeologico, i teatri e le sagre finisco per essere uniformati in modo omogeneo.
A detta di più d`un operatore del settore, si tratterebbe di un colpo che potrebbe risultare mortale per l’immenso patrimonio culturale calabrese, visto che venendo meno ogni forma di distinzione tra le sue forme di rappresentazione, ogni cosa viene omologata al ribasso. Il teatro, dentro questa sorta di tritacarne, rischierebbe parecchio. Intanto resta in vigore la decisione che la Regione Calabria ha assunto circa l’esclusione delle cooperative teatrali da ogni forma di partecipazione ai bandi regionali (si vedano le Residenze teatrali triennali partite l`anno scorso), nonostante la storia del teatro in Italia sia fatta essenzialmente di cooperative dentro le quali attori, scrittori, registi, scenografi e tecnici si riuniscono per produrre spettacoli e lavorare. Invece in Calabria si è dato privilegio alle società di capitale. Una scelta del tutto coerente – a detta dei teatranti – con il contenuto del testo unico che sarà presentato lunedì, e nel quale si parla del teatro come di «edifici», dentro cui tenere spettacoli. Tutto si ridurrebbe a uno sforzo da botteghino, in cui le compagnie teatrali dovranno comprare eventi culturali e rivenderli tentando di farne profitto. Una visione che si potrebbe definire mercantile della cultura, che secondo Fabio Vincenzi del Teatro Stabile e Antonello Antonante, del teatro dell’Acquario, è cominciata ai tempi della giunta di centrosinistra.
L’aver accorpato in unico testo la pluralità del mondo della cultura non garantirebbe solo risparmi di cassa, ma anche un discreto controllo politico sulla cultura stessa. Si rafforza infatti la discrezionalità del mondo politico circa la destinazione delle risorse e si marginalizza «il pensiero divergente e creativo tipico del mondo della produzione teatrale», spiega Fabio Vincenzi. Che assieme ad Antonante lunedì promette battaglia durante la conferenza stampa dell’assessore regionale alla Cultura.
Intanto questa mattina si è consumata una piccola farsa. Il maestro Giorgio Albertazzi aveva convocato le realtà del teatro calabrese per un confronto di idee sul Magna Graecia festival, di cui è direttore artistico. Da subito era parso strano che ci si potesse prenotare per parlare col direttore artistico dell’evento più importante del teatro calabrese a prescindere da un curriculum e una storia di impegno nel settore, ma la cosa che è sembrata più bizzarra è che gli incontri si sarebbero svolti singolarmente ed entro 20 minuti, durante i quali gli artisti avrebbero dovuto presentare le loro proposte sotto l’occhio vigile di una telecamera che avrebbe registrato tutto. L`incontro – che evidentemente era già “nato male”, e rimandato di due settimane –, da “spalmare” su tre giorni, questa mattina ha fatto registrare un Albertazzi furioso con il dirigente dell’assessorato: chi era presente racconta che l`89enne guru del palcoscenico abbia rivendicato la necessità di incontrare in forma collettiva e non individuale i protagonisti del teatro calabro.
x
x