REGGIO CALABRIA «Non abbiamo mai avuto richiami dalla Corte dei Conti. Cosa doveva sapere un sindaco dei residui attivi e passivi da eliminare?». A parlare è Giuseppe Scopelliti all’ennesimo comizio stampa, sala gremita di simpatizzanti, niente domande, niente interruzioni, niente repliche, parla solo lui.
Nel suo “j`accuse” da Palazzo Campanella di giovedì scorso, ancora una volta pare che Scopelliti non legga le carte o abbia una memoria selettiva.
Forse tra il dover presenziare ad un anniversario di matrimonio di un amico condannato per mafia, il dover agganciare Lele Mora tramite il referente milanese del clan De Stefano, Paolo Martino, affinché Reggio Calabria sembrasse “città metropolitana” grazie agli ancheggiamenti di Valeria Marini e tronisti al seguito, il governatore, da sindaco, non ha badato a leggere la delibera della Corte dei conti del 2008. Forse pensava che nemmeno quello rientrasse nelle mansioni di un sindaco.
Fortunatamente per i cittadini, a colmare le lacune del suo deficit mnemonico, ci vengono in soccorso le 22 pagine della delibera della Corte dei conti, Sezione Regionale di Controllo per la Calabria, sul rendiconto del 2006 del Comune guidato da Giuseppe Scopelliti.
E qui l’affermazione dell’ex sindaco sulla mancanza di richiami dalla giustizia contabile, cozza proprio con le carte da essa prodotte. Già a pagina due dell’approfondito documento, si trova la prima “tirata d’orecchie” al “modello Reggio”: con una nota del 11 gennaio 2008, indirizzata al sindaco e all’organo di revisione, il magistrato istruttore contestava all’amministrazione comunale alcuni aspetti relativi ai dati contenuti nel questionario.
La delibera evidenziava come risultassero, non una, ma ben nove serie di irregolarità che venivano suddivise e ampiamente analizzate. Emergevano già le irregolarità dell’assegnazione della gestione dei rifiuti solidi urbani, che all’epoca erano affidati alla “Fata Morgana”, i debiti della “Multiservizi”, che le indagini hanno poi rivelato essere in mano al clan Tegano e di cui l’ex sindaco Demetrio Arena è stato consulente fino al 2011. Eccole qui sotto elencate e sintetizzate:
Violazione della normative in material di divieto di proroghe Secondo la Corte, il Comune ha proceduto ad effettuare numerosissime proroghe di precedenti contratti di servizi violando manifestamente le disposizioni che dal 93 vietano la proroga di contratti di affidamento di servizi pubblici. In ogni caso la Corte richiamava l’attenzione sul «mancato esercizio di una qualunque forma di controllo di legalità da parte del segretario comunale e del consiglio comunale, che dovrà essere valutata nelle sedi opportune».
Spese per incarichi e consulenze Viene rilevato che sono numerosi gli incarichi conferiti. Inoltre veniva evidenziato come «in base alla norma 168/2004, l’affidamento di consulenze a soggetti estranei all’amministrazione, in materie che rientravano nelle competenze del comune, dovesse essere adeguatamente motivata e resa possibile solo nei casi previsti dalla legge o nelle ipotesi di eventi straordinari. L’affidamento di incarichi in assenza di questi presupposti costituisce illecito disciplinare, determinando responsabilità erariale». La Corte oltre a evidenziare che non erano state effettuate le doverose comunicazioni, segnalava come il comune avesse utilizzato consulenze e fatto ricorso a professionisti esterni in maniera eccessiva e al di fuori dei limiti massimi ordinamentali.
llegittimità relative all’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti La Corte dichiarava che «l’affidamento diretto della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani (a favore della società “Fata Morgana Spa”, società mista) è stato disposto contrariamente alle numerose disposizioni nazionali e comunitarie». Già nel 2006 quindi, erano state messe in evidenza le “stranezze” sulla gestione delle società miste, che sono alla base di molteplici indagini, ma soprattutto rappresentano le “contiguità mafiose” per cui è stato sciolto il Comune di Reggio Calabria.
Conservazione residui risalenti In questo caso non sono state fornite alla Corte adeguate giustificazioni circa la regolarità delle procedure di conservazione dei residui attivi risalenti. La Corte deve rilevare anzi: «che i residui attivi presentano un alto grado di vetustà, a fronte di una scarsa percentuale di riscossione in conto residui negli anni dal 2004 al 2006. A tutela di un mancato introito di residui attivi di esercizi remoti, non risulta esser stato istituito un congruo fondo svalutazione crediti».
Debiti fuori bilancio Risultano ingenti i debiti fuori bilancio. Nel solo 2006 sono pari a Euro 10.286.989 (2,30% sugli accertamenti totali 2006 pari a Euro 420.120.462). La Corte non può esimersi dal rilevare l’assoluta necessità di limitare detti debiti che denotano un’evidente gestione extra ordinem del bilancio comunale.
Esposizione debitoria dell’amministrazione nei confronti della Regione Calabria Secondo i magistrati contabili risulta particolarmente elevata l’esposizione debitoria del Comune, per somministrazione di acqua potabile e nei confronti del Commissario per l’Emergenza ambientale. Il Comune non ha comunicato l’ammontare del debito, ma dalla delibera della giunta regionale 495 del 30 luglio 2007, si evince che sarebbe di euro 79.942.041. Ciò appare sintomo di difficoltà nella gestione dei rapporti con l’amministrazione regionale e la Sorical, relativamente alla fornitura dell’acqua.
Società ed organismi partecipati dal Comune A questa voce risulta che l’ente ha impegnato a favore degli organismi partecipati euro 13.266.066 di entrate correnti per acquisizione di beni e servizi. Inoltre quattro organismi partecipati hanno chiuso in perdita, in particolare: la Sogas Spa per oltre euro 6.000.000 e la Multiservizi Spa che presenta perdite i cui oneri sono a carico del comune, per oltre 70.000 euro.
Forme particolari di finanziamento L’amministrazione comunale nel corso dell’anno 2006 ha attivato tre contatti di strumenti finanziari derivati con: Bnl Spa, Unicredit Banca d’Impresa e Banca Intesa Infrastrutture e Sviluppo. Secondo la Corte è il caso di ricordare che operazioni finanziarie a rischio, come gli “swap”, nonché tutte quelle relative ad emissioni e prestiti obbligazionari, sono consentite dall’ordinamento a condizioni particolarmente restrittive, ed in presenza di evidenti ragioni di interesse pubblico. L’operazione di “swap” s’inquadra tra gli strumenti finanziari derivati utilizzabile anche dalle Pubbliche amministrazioni al fine di ottimizzare la gestione finanziaria e modificare la struttura del proprio portafoglio. E’ evidente che la conclusione dei contratti di swap, essendo strumenti d’investimento ad alto fattore di rischio, può essere ritenuta legittima ove risponda a compiuti obblighi d’informazione svolti dal proponente nei confronti del sottoscrittore, nella fattispecie l’amministrazione comunale. Il Comune di Reggio Calabria non pare fornito di figure professionali interne munite di sufficiente esperienza e professionalità atte a valutare appieno l’operazione proposta e sottoscritta, né risultano a questa Corte, precedenti importanti di esperienza in operazioni bancarie a rischio da parte del comune.
In ogni caso la Corte ha accertato che l’operazione è stata stipulata senza preventiva gara, in violazione della normative sull’acquisizione da parte delle amministrazioni pubbliche di servizi finanziari. E qui viene in mente la frase dello smemorato di Palazzo Campanella: «noi non ci siamo fottuti i soldi, li abbiamo investiti».
Rispetto del patto di stabilità interno L’Ente non ha conseguito gli obiettivi del patto di stabilità per il 2006. In particolare risulta che a fronte di un limite di spesa corrente 2006 di Euro 63.039.000, il Comune invece ha realizzato
una spesa effettiva di Euro 86.947.000.
Questa dettagliata lista di irregolarità, la Corte dei conti la inviava al consiglio comunale di Reggio Calabria il 19 giugno 2008. Se solo qualcuno si fosse ricordato di leggerla allora, forse nel 2013 i reggini e la città di Reggio Calabria avrebbero avuto una sorte migliore. Questo è stato il “modello Reggio”.
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