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Belcastro, il boss scissionista salvato da un cavillo

REGGIO CALABRIA È un uomo che con la sua vita e il sangue che ha versato ha scritto capitoli importanti della storia della `ndrangheta del mandamento jonico, Giuseppe Belcastro, arrestato oggi nell…

Pubblicato il: 23/01/2013 – 12:42
Belcastro, il boss scissionista salvato da un cavillo

REGGIO CALABRIA È un uomo che con la sua vita e il sangue che ha versato ha scritto capitoli importanti della storia della `ndrangheta del mandamento jonico, Giuseppe Belcastro, arrestato oggi nell`ambito dell`operazione Dogville.
Capo indiscusso della ndrina dei Belcastro-Romeo, da anni in lotta per l`egemonia a Sant`Ilario dello Jonio, è all`ombra della potentissima cosca D`Agostino che Belcastro muove i primi passi sullo scenario criminale dell`irrequieta jonica. Una cosca lungimirante, quella dei D`Agostino. Da Canolo prima e da Sant`Ilario poi, sono riusciti a estendere la propria influenza fino a Roma, dove per primi hanno trafficato e messo in circolazione eroina arrivata dal Libano. «Nonostante controllassero un territorio relativamente piccolo – ha affermato oggi il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri – si relazionavano con il gotha delle famiglie di `ndrangheta anche in forza degli importanti contatti che avevano con la Capitale».
È tra le loro file che Belcastro cresce come infallibile killer e fedele braccio destro dei tre fratelli D`Agostino, fino a quando l`avidità dei tre giovani boss non fa esplodere il malcontento. Uomo della vecchia `ndrangheta, fedele ai falsi principi di rispetto mafioso, a Belcastro non andava giù che i tre fratelli trattenessero per sé tutti i proventi dell`attività illecita, lasciando a stecchetto picciotti e gregari. Ed è per questo che – da killer fidatissimo del clan – si converte rapidamente nel capofila di una scissione interna che porterà “i cani morti di fame” della cosca a voltare le spalle ai D`Agostino. A dare manforte al ribelle, da Reggio arriverà anche Tommaso Romeo, noto killer della città forgiatosi negli anni della seconda guerra di ndrangheta. «Attorno a loro – ha ricordato oggi Gratteri – si è andato coagulando gran parte del gruppo di fuoco dei D`Agostino. Di fatto, assistiamo alla creazione di una nuova `ndrina». Un affronto che il clan d`origine non ha sopportato. Dai primi anni Novanta, il comprensorio di Sant`Ilario verrà insaguinato dalla faida fra le due consorterie, durante la quale la cosca di nuovo conio verrà stritolata dalla potenza di fuoco che i D`Agostino possono mettere in campo, grazie anche a killer venuti da fuori. Solo anni di latitanza volontaria – ha sottolineato oggi Gratteri – hanno permesso a Belcastro e Romeo di salvarsi dalla furia del clan avversario.  
A fare luce su quella lunga scia di sangue sarà l`operazione Prima Luce, che  nell`estate del 2000 porterà dietro le sbarre 14 persone, in seguito condannate sia in primo grado, sia in appello a pene pesantissime. Fra loro, anche Giuseppe Belcastro, ormai divenuto boss della piccola ma feroce cosca che a colpi di lupara aveva cercato di farsi strada a Sant`Ilario. Ad aprirgli le porte del carcere nel 2010, un ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza, che obbligava la Corte d`Assise d`Appello a dichiarare cessata, per decorrenza dei termini massimi, l`efficacia della misura cautelare in carcere.
Un inaspettato colpo di fortuna per il boss che sembrava essersi rassegnato a terminare la sua esistenza dietro le sbarre, ma si è dimostrato in grado – appena rimesso in libertà – di riprendere immediatamente in mano le redini del clan, come in precedenza capace di imporre il proprio giogo alla comunità del piccolo centro della Locride.

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