LAMEZIA TERME Dopo quasi quarant`anni di onorato servizio tra gli scranni parlamentari, sarebbe più che comprensibile il bisogno di fare una pausa, non di andare in pensione – questo mai –, ma quantomeno di fare un break, almeno solo per una legislatura. Così, tanto per ricaricare forze verosimilmente esaurite, dopo un quarto di secolo e tre lustri a “lavorare” dentro al Palazzo. Invece il calabrese Mario Tassone dimostra ogni giorno di più di avere una fibra di combattente, insensibile alla new wave che impone un tetto massimo alle legislature parlamentari dei politici.
Assurdità. Lo hanno chiamato «Matusalemme», etichettato come «dinosauro» impresentabile. E tutto perché l`esponente Udc staziona in Parlamento dal lontano 1976. Quasi un record. Tassone infatti è “solo” al secondo posto nella speciale classifica dedicata ai deputati più “longevi” (dietro a Giorgio La Malfa, a Montecitorio dal 1972), al terzo tra i parlamentari (il primo è Beppe Pisanu, con i suoi 39 anni passati tra Camera e Senato).
Ma il sogno segreto dell`ex deputato era quello di inseguire il guinness che fa epoca, e soprattutto costume italiano. Tassone era quasi a un passo. Poi è arrivato Mario Monti a rompere il suo ferreo sodalizio con Pierferdinando Casini, il leader dello Scudocrociato che finora era comunque sempre riuscito a trovargli un posticino al sole. Il nuovo diktat del “rinnovamento” e le cesoie di Enrico Bondi (scelto dal premier uscente per analizzare i profili dei possibili candidati alle elezioni e scartare i “professionisti della politica”) lo hanno invece messo alla porta: nessuna candidatura nella coalizione di Monti, né alla Camera né al Senato. Tassone è out, pensionato a forza, messo dall`oggi al domani in mezzo a una strada, dopo una vita passata tra Palazzo Madama e Montecitorio.
Molti si sarebbero dati per vinti. Lui no. E per un motivo piuttosto semplice: non riesce proprio a capire i motivi di questa esclusione. «Ma come? Dopo tutto questo tempo?», avrà pensato. Evidentemente deve esserci qualcosa che non va. Sensazione confermata anche dal comunicato diffuso al termine di un incontro riservato ai delusi dell`Udc, durante il quale è stato ribadito come «le più recenti vicende del partito hanno prodotto in larghi settori della propria base elettorale, un profondo senso di smarrimento che, in casi non marginali, si è trasformato in distacco traumatico».
Non è chiaro se il termine «distacco» sia stato usato per ricordare che Tassone è stato “costretto” al forfait (dagli ingrati Monti&Bondi) oppure per rammentare la sua volontaria decisione di sbattere la porta, in segno di protesta verso la mortificazione cui negli ultimi mesi è stata esposta la memoria del partito (i dinosauri, appunto). A leggere il resoconto della riunione di ieri a Roma, promossa dallo stesso Tassone – e a cui hanno partecipato «un centinaio di amministratori e quadri dell’Udc provenienti da tutta Italia» – sembra più probabile la prima ipotesi. Mettere da parte un veterano, però, comporta conseguenze. Come, ad esempio, la fronda interna. Non mi candidate? Bene, vi organizzo una bella festa.
Ecco il documento prodotto dai “reietti”, capitanati dall`ex parlamentare calabrese: «Un gruppo di dirigenti territoriali del partito ha sentito l’esigenza di una discussione approfondita circa le prospettive attuali e future dell`Udc». Alcuni punti, salienti quanto basta, per dare una parvenza di legittimità a uno scisma che nasce da un preciso mal di pancia, quello di Tassone. I punti: «Esprimere forte dissenso di merito e di metodo in ordine al ventilato scioglimento del partito che abbandonerebbe, di fatto, i principi e i valori su cui si è basata la costituzione dell’Udc»; «convocare, a norma di statuto, il congresso del partito, allo scopo di definire la linea politica nel solco dei principi che sono alla base dell’atto costitutivo»; «sostenere l’esigenza, non derogabile, di mantenere autonomi gruppi parlamentari, sia alla Camera che al Senato»; «costituire un comitato ristretto, allo scopo di sostenere tali iniziative e di coordinare le attività che si renderanno necessarie al fine della loro attuazione».
Dulcis in fundo, «dare mandato all’onorevole Mario Tassone di rappresentare ai vertici dell’Udc, l’esigenza della convocazione urgente degli organi statutari del partito allo scopo di ripristinare il metodo di partecipazione democratica alle scelte politiche», tanto per capire chi è che sta muovendo i fili della protesta. Perché Tassone sarà pure un Matusa, ma è anche un politico convinto che la lotta (e la poltrona) non debba mai essere abbandonata.
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