REGGIO CALABRIA È in una sala Nicholas Green vuota per metà che il segretario dell`Udc, Lorenzo Cesa, ha presentato il pattuglione centrista schierato per le politiche di fine febbraio. Neanche il ritardo di prammatica ha consentito ai fedelissimi degli ex dc di colmare le file di sedie blu della sala di Palazzo Campanella, rimaste tristemente libere.
Eppure, oltre a Cesa, protagonista dell`incontro e al presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, candidato numero 3 nelle liste per la Camera e padrone di casa nel “suo” Palazzo della regione, silenti al tavolo dei relatori ci sono pezzi da novanta dell`Udc calabrese come il presidente di commissione Ambiente in consiglio regionale Gianluca Gallo, il capogruppo udc in Regione, Alfonso Dattolo, il parlamentare uscente Roberto Occhiuto e Gino Trematerra, parlamentare europeo e cesellatore delle liste calabresi.
«Liste di amministratori, espressione della classe dirigente calabrese», rivendica Talarico, introducendo l`incontro. Un`occasione in più per ribadire che quella classe dirigente che oggi nelle istituzioni locali divide i banchi con quello stesso Pdl che affronta da avversario alle politiche, «non si sottrarrà all`impegno preso e porterà avanti il patto stretto con Scopelliti fino in fondo, perché è un patto fatto per i calabresi».
Un concetto su cui tornerà anche Cesa, capolista in Calabria per la Camera: al governatore che entra in sala quasi a chiusura dell`incontro, assicura «non c`è alcuna messa in discussione dell`alleanza Pdl-Udc. Noi rispettiamo i patti. Abbiamo un accordo con il presidente Giuseppe Scopelliti che vogliamo onorare fino in fondo. Abbiamo iniziato questa avventura insieme, la vogliamo terminare insieme. Sono state fatte molte cose e molte altre bisogna farle. Ci sono da affrontare ancora numerosi problemi che noi sappiamo fortemente drammatici». Problemi che – assicura Cesa – il partito si è sempre impegnato a risolvere anche dai banchi del Parlamento. Ed è anche per questo che il segretario nazionale Udc si dice «certo della conferma degli splendidi risultati che in questa regione abbiamo sempre ottenuto».
È probabilmente per questo che più di una volta si sofferma a spiegare il rebus delle liste centriste, che ostentano ancora lo scudo crociato e il nome alla Camera, ma vengono inghiottite dalla lista e dal simbolo Monti al Senato. Una soluzione di compromesso che ha provocato più di un mal di pancia a livello nazionale, ma che Cesa rivendica in nome di un «lavoro importante fatto per salvare il Paese e che ci ha spinti a “salire in politica” e accompagnare il presidente Monti in questa avventura». Un percorso di provvedimenti «duri da accettare per la popolazione» – come la riforma delle pensioni – e in alcuni casi parziali «come le liberalizzazioni e i tagli alla spesa pubblica su cui potevamo fare di più», sottolinea Cesa, ma a suo dire necessari per salvare il Paese e prodromici alla scelta di schierarsi con Mario Monti.
Una scelta che ha provocato più di un malumore in Calabria, dove a guidare la truppa degli scontenti c`è soprattutto il parlamentare uscente Tassone, tagliato fuori dalle liste in nome dell`ultratrentennale esperienza sui velluti rossi delle aule parlamentari. «Quando si partecipa a una coalizione con altri soggetti, bisogna rispettare le regole del gioco. Si è stabilito che chi ha superato i quindici anni di esperienza parlamentare, non possa essere candidato. Noi non siamo d`accordo ma ci dobbiamo stare», confessa Cesa, spendendo parole d`elogio all`indirizzo di Tassone, invitato a «continuare a collaborare con noi in altra forma, perché la politica non si fa solo in Parlamento ma anche nel partito ci si può spendere e dare il proprio contributo».
Una non così velata offerta al riottoso ex deputato che all`attivo vanta trentasei anni di onorato servizio fra le poltrone dei palazzi parlamentari e la cui insurrezione fa tremare anche i big dello scudo crociato, seriamente preoccupati dalla fronda interna che Tassone sembra avere tutta l`intenzione di capeggiare. Quello che il professore Monti e il suo addetto alle liste Bondi hanno bollato come impresentabile dinosauro impossibile da mettere in lista, non ci ha messo molto a convocare un centinaio di scontenti che al termine della riunione – svoltasi ieri a Roma – ha diramato un comunicato tutt`altro che sibillino per ribadire che «le più recenti vicende del partito hanno prodotto in larghi settori della propria base elettorale, un profondo senso di smarrimento che, in casi non marginali, si è trasformato in distacco traumatico». Un distacco che – è lecito pensare – potrebbe tradursi anche in un robusto dimagrimento delle preferenze capitalizzate in decenni di fedele presenza nelle compagini elettorali. Casini, Cesa e i big calabresi sono avvisati.
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