COSENZA Il Pdl riempie il cinema Italia, ma i toni sono rancorosi, non trionfalistici. Forse segno che la promessa del sorpasso anche qui viene percepita più come una chimera e uno slogan elettorale e non invece come un obiettivo prossimo al raggiungimento.
I due candidati, Antonio Gentile al Senato e Iole Santelli alla Camera, che accompagnano il presidente Renato Schifani nel tour calabrese assieme al governatore Scopelliti, hanno parole buone per esaltare la platea, ma che sembrano tradire scarsa fede nella probabilità di un nuovo governo Berlusconi. E lo stesso Schifani, pure nella conferenza stampa che ha preceduto il bagno di folla, si è tenuto alla larga dai temi calabresi, parlando invece dell’annuncio del Papa di lasciare la guida della Chiesa, degli equilibri nazionali e del complotto che avrebbe portato innaturalmente alla fine del governo Berlusconi, per consegnare l’Italia ai banchieri.
In realtà tutti gli interventi sono stati tenuti guardando al nemico che sembra alle porte. E il fortino da difendere è quello della Regione, sotto attacco della sinistra che spara contro la sanità targata Scopelliti. Buona parte della serata si è consumata su questo tema, quasi che le prossime elezioni avessero una maggiore valenza locale e non nazionale. Ma in realtà potrebbe essere anche così, nel senso che il governo regionale potrebbe subire gli effetti di una eventuale sconfitta della destra. Lo lascia intendere Gentile, con uno scivolone freudiano, quando dice che «la vittoria alle politiche serve pure per dare continuità all’esperienza di Scopelliti». Dunque se quella vittoria non dovesse giungere, la continuità potrebbe mancare. Poi Gentile si è messo a far scudo delle scelte in materia di sanità, attaccando la Bindi ed esaltando l’opera di Scopelliti, rassicurando pure sulla solidità della promessa berlusconiana di restituire i soldi dell’Imu. Un tema caro e ampiamente usato è quello del complotto che avrebbe fatto cadere Berlusconi, e qui il nemico diventa Monti, emanazione delle banche francesi e tedesche. La Santelli con enfasi da comizio d’altri tempi, modulando pause e affermazioni ben scandite, evoca ancora il tradimento di Fini, per esaltare la compostezza istituzionale di Schifani, per poi passare pure lei al sostegno a Scopelliti. C’è poca politica nelle sue parole, più suggestioni per dileggiare la Bindi e la sinistra. «Hanno un problema serio – avverte la Santelli – devono dire ai loro elettori che hanno un patto già scritto con Monti per il governo del Paese, dunque queste elezioni sono inutili», e dicendolo svela che nemmeno lei ci crede alla rimonta.
Scopelliti prende la parola e subito affronta pure lui la questione della sanità. «Siamo a metà del tragitto, i benefici si vedranno alla fine», promette il governatore che percepisce il disagio sociale montante per le scelte fin qui operate. Poi la rivendicazione di aver messo i conti a posto, di aver abbattuto i costi della politica, di non aver mai fatto assunzioni clientelari. Per finire impennando i toni con una tirata vagamente populista – capace di smuovere la platea – sulla difesa della propria terra e sul coraggio personale sempre dimostrato sin da i tempi del Fronte della Gioventù. Il presidente del Senato che per tutto il tempo aveva annuito ha pure confermato la qualità del lavoro svolto dal governo regionale. Sulle alleanze nazionali e locali, anche in conferenza stampa, si era sforzato di separare le due cose, senza prevedere alcun terremoto per esempio in Calabria. Lo sguardo di Schifani poi è tornato subito nazionale, con aneddoti che riguardavano Gentile, e sulla certezza che il Pdl non farà alleanze in caso di equilibri incerti. Alla rimonta non ci crede nemmeno lui.
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