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Casini: «Il bipolarismo è sconfitto»

Quando Casini sale sul palco trova sul leggio un termometro. Era di Roberto Occhiuto che aveva parlato appena un attimo prima e che pur influenzato si batte in questa campagna elettorale. Era una s…

Pubblicato il: 18/02/2013 – 20:42
Casini: «Il bipolarismo è sconfitto»

Quando Casini sale sul palco trova sul leggio un termometro. Era di Roberto Occhiuto che aveva parlato appena un attimo prima e che pur influenzato si batte in questa campagna elettorale. Era una scenetta organizzata probabilmente, perché è difficile immaginare che il candidato dell’Udc volesse misurarsi la temperatura nel mentre del suo intervento, ma serviva per dare il segno di uno sforzo compiuto senza risparmiarsi. Perché in tutti gli interventi l’importanza dell’esito di queste elezioni è stata sottolineata con insistenza. Da qui si riparte seguendo l’agenda Monti, oppure si arretra nel baratro su cui penzolavamo tutti. La linea dell’Udc è chiara: equidistanza tra Berlusconi e Bersani, ma è il primo a essere bersaglio degli attacchi più duri. Ma c’è anche l’orgoglio di aver candidato la classe dirigente calabrese del partito. Michele Trematerra, candidato al Senato, subito nel suo intervento dichiara di voler governare con «Monti per cambiare l’Italia», coniugando «lo spread e la società, senza mettere in discussione i valori cristiani». Senza soluzione di continuità l’assessore all’Agricoltura che vorrebbe governare il Paese con Monti ma che intanto governa la Calabria con il Pdl,  attacca le coppie gay, Bersani, la Cgil  e Vendola. Il programma è quello che vorrebbe coniugare rigore ed equità, famiglie e imprese, Mezzogiorno e giovani. Franco Talarico, presidente del consiglio regionale e ora anche candidato alla Camera, rimpiange un poco le elezioni con le preferenze e rivendica all’Udc di aver proposto agli elettori solo candidati radicati davvero nei territori e non paracadutati. Applauditissimo Roberto Occhiuto, molto impegnato nel rimarcare come il centrosinistra stia replicando una esperienza già vissuta e fallita, quella di una coalizione che non seppe governare l’Italia, mentre è Monti ad aver salvato il Paese dal baratro dove lo aveva sospinto Berlusconi. Pure a lui piace evidenziare la territorialità dei candidati, di cui snocciola le qualità, e quando arriva all’assessore Trematerra dice che «porta il suo nome la sola riforma fatta in questi due anni e mezzo dal governo Scopelliti». Consapevolmente oppure no, la dichiarazione suona come una bocciatura della prima metà della legislatura regionale, durante la quale, evidentemente, di davvero buono si è fatto solo quello.
I temi generali, famiglia, lavoro, giovani, sono ripresi da Casini. Ma c’è anche la fierezza di aver sconfitto «questo bipolarismo», di aver creduto in Monti, che ora viene attaccato da Berlusconi, il cui populismo non è più credibile. Sembra lui il bersaglio delle critiche più taglienti, come quando il leader dell’Udc afferma che il cavaliere «è andato via perché non sapeva più come risolvere i problemi che aveva creato». Oggi il Pdl è ancora con la Lega che ha massacrato il sud. Del resto nemmeno Bersani,  «che è una persona seria», appare credibile fino in fondo, a causa della compagnia radicale di Vendola, che potrebbe rivelarsi inaffidabile come lo fu  Bertinotti. Di Monti invece dice  ha impedito che facessimo la fine della Grecia, ma ora si deve stare col professore della Bocconi per compiere i passi successivi, andare oltre il rigore e dare vita allo sviluppo, dare fiducia ai giovani e difendere sempre la famiglia tradizionale.

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