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L`affondo di Bersani: «La sanità calabrese è allo sfascio»

COSENZA Il sorriso si allarga sul volto di Pier Luigi Bersani quando, appena varcato l’ingresso del cinema Citrigno, trova ad attenderlo una folla di gente che a Cosenza si era vista solo nel 2000,…

Pubblicato il: 18/02/2013 – 21:30
L`affondo di Bersani: «La sanità calabrese è allo sfascio»

COSENZA Il sorriso si allarga sul volto di Pier Luigi Bersani quando, appena varcato l’ingresso del cinema Citrigno, trova ad attenderlo una folla di gente che a Cosenza si era vista solo nel 2000, quando Berlusconi scese da queste parti per tirare la volata al futuro governatore Giuseppe Chiaravalloti. I militanti acclamano il leader del centrosinistra, ma tocca al commissario del Pd calabrese Alfredo D’Attorre scaldare la platea: «Dove più forte è stato il tradimento della destra, più forte sarà la risposta civica». L’incipit serve per affondare il colpo nei confronti del presidente della Regione, Peppe Scopelliti, che ha assunto «un atteggiamento di subalternità nei confronti della Lega». D’Attorre (più tardi lo farà pure Bersani) cita il caso dell’intervista rilasciata da Berlusconi al quotidiano La Sicilia in cui il Cavaliere afferma che «la proposta della Lega di trattenere al Nord i soldi dei tributi è stata condivisa dai governatori». Giù applausi. Che diventano ancora più vigorosi quando il segretario del Pd parla di una «Calabria che fa fatica a rialzarsi perché ha una sanità allo sfascio, i rifiuti per strada e che quindi ha bisogno di un nuovo governo regionale che le dia dignità».
Questi saranno gli unici passaggi locali di un discorso di oltre trenta minuti che abbraccia tutti i temi dell’attualità. C’è poco “bersanese” nelle parole di Bersani. Più che altro c’è la necessità di rassicurare: «La nostra coalizione sarà stabile e coesa, le loro si frantumeranno. Chi si diverte a sfruculiare la nostra coalizione, si riposi. Noi il nostro patto l`abbiamo fatto con 3 milioni di notai», riferendosi al popolo della primarie. «Questa volta tocca a noi», ripete come un mantra. Stila anche una hit parade delle «balle» sparate in campagna elettorale. «Al primo posto metto Maroni perché l’idea di stampare la moneta lombarda mi è piaciuta. Se lui vuol fare il “Marone” se lo faccia, basta che sappia che i soldi che ci deve dare indietro, i 4 miliardi del condono tombale, 4 miliardi e mezzo delle quote latte, 4 miliardi di Alitalia ce li deve dare in euro». E per una volta (in realtà lo ha già fatto il giorno prima in piazza Duomo a Milano) si lascia andare spiegando quello che farà durante la prima riunione del Consiglio dei ministri: «Al primo giorno a Palazzo Chigi io chiamerò la Caritas, l’Arci e i Comuni a far dire agli italiani che c’è un sacco di gente che non riesce a mangiare, e partiamo da lì». Seguiranno «lenzuolate di norme» contro la corruzione «che premino gli onesti e non i furbi». A Beppe Grillo è riservata più di una stoccata: «Vorrei chiedergli come mai in piazza a Bologna osa nominare Berlinguer e poi stringere le mani a Casa Pound. E sia chiaro che non è diverso da Berlusconi perché anche lui nomina i parlamentari». In questa tappa cosentina, per una concidenza a pochi metri da qui Casini sta arringando i suoi uomini dell’Udc, ci sono bordate anche per i centristi Monti: «A lui vorrei chiedere quante donne porterà nelle due Camere. Noi il 40 per cento».
Ultimi giri dedicati ai progetti per il futuro. Sono due le parole all’ordine del giorno: onestà e solidarietà. E poi ancora l’impegno per garantire il diritto allo studio («un giovane non può essere ferito nella sua dignità») e per rilanciare l’economia attraverso «la reintroduzione del credito d’imposta e un piano di piccole opere pubbliche». L’ora tarda costringe Bersani a chiudere. Dal fondo della sala si leva una voce: «Bersani, ci parli del giaguaro». Lapidaria la risposta, prima di infilarsi in auto in direzione Lamezia Terme dove c’è l’aereo in partenza, dell’aspirante premier: «Ancora pochi giorni e lo smacchieremo».

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