È sicuramente una delle elezioni più importanti della storia repubblicana. Fin qui abbiamo assistito a una campagna elettorale a volte burlesque, altre al limite dell’assurdo, altre ancora al confine del nonsense. In sette si contendono la poltrona di presidente del Consiglio: l’uscente Mario Monti, per il centrosinistra c’è Pier Luigi Bersani, sul fronte opposto (nonostante il diretto interessato vada ripetendo che il vero candidato è Angelino Alfano) Silvio Berlusconi, poi la Lega Nord con Giulio Tremonti, l’outsider Beppe Grillo che guida il Movimento 5 Stelle, Oscar Giannino capofila di “Fare per Fermare il declino” e l’ex pm Antonio Ingroia che rappresenta la sinistra radicale. La vera novità di questa tornata elettorale è che il bipolarismo è stato mandato in archivio. Certo, resta da capire quanto dureranno i nuovi assetti. Quanto ci metterà Casini (che ha strappato a Monti una dozzina di posti utili al Senato) a costituire un gruppo autonomo? Quanto reggerà l’asse tra Vendola e Bersani, tra Maroni e Berlusconi? E Grillo, saprà tenere unita la sua truppa in Parlamento? Tutti passaggi a cui la politica calabrese guarda con molta attenzione. Con l’asse calabrese Pdl-Udc che potrebbe essere messo a dura prova da eventuale accordo a livello nazionale tra progressisti e moderati a cui il leader del Pd guarda con molta attenzione.
Non aiuta la stabilità nemmeno questo sistema elettorale. Il Porcellum non ha fermato la frammentazione considerato che con il 2 per cento è possibile l`ingresso in Parlamento. Anzi, di meno, perché scranni sono previsti anche per il miglior perdente di ogni coalizione. Un po’ come dire: un posto a tavola non si nega a nessuno.
(Sul numero 88 del Corriere della Calabria, in edicola da venerdì 22 febbraio, i servizi a firma di Antonio Ricchio)
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