REGGIO CALABRIA L`immediata riformulazione del Decreto Reggio come risposta possibile per arginare la crisi che attende la città. É questa la richiesta forte contenuta in un comunicato diramato da Massimo Canale, l`avversario del sindaco Demetrio Arena nell`ultima tornata elettorale e consigliere Pd nell`assemblea comunale sciolta per mafia.
Canale fa un`analisi a partire dalla recente predispozione, da parte dei commissari che guidano il Comune, del Piano di rientro dal debito e, oltre a definire necessari i sacrifici che esso prevede, chiede che lo strumento venga collegato ad altre iniziative politiche nuove che la terna dovrebbe assumere.
«Trovo davvero singolare, anzi bizzarra – afferma l`esponente democrat -, l’idea che qualcuno possa esultare alla notizia del piano di rientro pubblicato nei giorni scorsi dal Comune di Reggio Calabria. Non credo che abbiano alcuna voglia di esultare nemmeno i cittadini di Reggio, segnando una distanza sempre maggiore da coloro che, anziché badare alla sostanza delle scelte commissariali e agli effetti delle stesse, ostentano toni trionfalistici perché il buco lasciato in eredità ai nostri posteri sarebbe “solo” di 120 milioni di euro. Il Piano di austerity decennale predisposto dalla terna commissariale di Palazzo San Giorgio è la drammatica fotografia di una città sull’orlo del fallimento, costretta a sospendere il respiro nella speranza che i conti, prima o poi, possano quadrare.
La sostanza ci dice per un periodo abbastanza lungo dovremo rassegnarci a vivere in una città incapace di crescere, senza nuove opere pubbliche, con servizi scadenti o inesistenti e con una pressione tributaria in costante crescita, come se non fossero bastati gli aumenti registrati puntualmente ad ogni scadenza negli ultimi anni». Inquadrata la condizione attuale, Canale difende l`operato dei commissari. «Ritenere però che ciò sia dovuto alla presenza di uno Stato “patrigno” costretto a correre improvvisamente quaggiù per sostituire una politica malata è un gravissimo errore – prosegue -. La crisi finanziaria ha origini lontane, la città negli ultimi anni ha subito un impoverimento progressivo a causa delle dissennate scelte di una classe politica che anno dopo anno ha accumulato debito. Proviamo solo per un attimo a pensare quanti milioni di euro sarebbero stati risparmiati se ci fossero state regole ferree per la concessione dei contributi alle associazioni sportive e culturali, per le sponsorizzazioni, per l’acquisto di spettacoli di cui ormai abbiamo finanche perso la memoria, a dimostrazione che potevamo farne anche a meno. Proviamo a immaginare quanto avremmo risparmiato senza la “finanza creativa” dell’ultimo decennio.
Le impopolari decisioni del Commissario Panico appaiono quindi la conseguenza naturale di scelte politiche irresponsabili e populiste che hanno generato negli anni una voragine finanziaria i cui costi di ripiano stanno per essere ribaltati interamente sui cittadini che pagheranno il fallimento del modello Scopelliti».
Fin qui l`attacco alla passata gestione e la difesa del ruolo che stanno svolgendo i commissari, alla cui attenzione Canale però affida anche delle proposte.
«Ma, allo stesso tempo – è il suo ragionamento -, sarebbe un errore gravissimo interpretare il ruolo commissariale solo in termini contabili o burocratici. I reggini hanno il diritto di esigere dallo Stato chiarezza, condivisione delle scelte e prospettive di futuro nell’ambito di un rapporto in cui le decisioni dei Commissari possano essere comprese e, magari, condivise. Aldilà della volontà dei Commissari di non dichiarare il dissesto finanziario, la pressione tributaria e la mancanza di servizi saranno tipicamente da città in dissesto e può divenire complicato comprenderne le ragioni, specie al cittadino non adeguatamente informato sulle altre conseguenze che la dichiarazione di dissesto avrebbe sul tessuto economico della città. Le categorie produttive di Reggio, edilizia in primo luogo, hanno necessità di condividere con i commissari scelte strategiche di medio periodo capaci di rimettere in circolo risorse economiche. In tale direzione ritengo che una rimodulazione del Decreto Reggio potrebbe essere la via d’uscita per portare in città capitali da investire nell’edilizia pubblica. Il contratto di servizio tra il Comune e la Leonia scadrà nel 2014, ci sarà una nuovo bando pubblico e tutti noi vorremmo sapere come sarà strutturato il futuro contratto per la raccolta dei rifiuti: dovremo rassegnarci a una differenziata inefficiente (certamente anche per colpa nostra) oppure potremo anche noi reggini auspicare un sistema di raccolta innovativo, una tariffazione puntuale che premi chi effettua la differenziata e punisca chi non la fa come nel resto del mondo civile? In mancanza di queste risposte l’encomiabile sforzo dei commissari rischia di essere vanificato e le loro scelte amministrative non condivise. Ma il rischio ancora più grave è che qualcuno possa, tutto sommato, rimpiangere l’epoca in cui a Reggio governava certa politica insieme a un pezzo di anti-Stato».
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