COSENZA «Forse sarebbe stato più serio, e anche più opportuno, prima di inaugurare il Dea, avere tutti i locali in ordine e le apparecchiature ben collaudate, riunire i reparti specializzati che caratterizzano un Dipartimento di Emergenza e Accettazione e il personale necessario a farle funzionare, elaborare un “piano per l’emergenza” di collegamento con gli altri reparti dell’Annunziata e con gli stabilimenti ospedalieri Mariano Santo e Santa Barbara». Sono valutazioni della segretaria generale della Funzione pubblica Cgil di Cosenza, Franca Sciolino. Che, come tutti i lavoratori della sanità (e i cittadini che si sono rivolti alla nuova struttura), non ha potuto fare a meno di notare la «tanta fretta» che ha connotato l`apertura a mezzo servizio del nuovo reparto. Una fretta che «dopo anni di attesa e a pochi giorni dal voto, aveva un sapore di bassa propaganda elettorale».
LE CARENZE DEL DEA
Per la Cgil, che pure muove dal presupposto che «finalmente l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza ha un nuovo Pronto soccorso, certamente più accogliente di quello vecchio», le carenze sono ancora tante: «Forse non tutti gli impianti sono perfettamente funzionanti e in sicurezza» ed «è stato necessario reperire personale sanitario, come quello proveniente dal Santa Barbara di Rogliano, che per questo è stato costretto a sospendere l’attività chirurgica e rimandare a casa pazienti già prenotati». E poi «sarà necessario richiedere altre prestazioni aggiuntive, ricorrendo a specialisti che abitualmente svolgono tutt’altra attività all’interno dell’ospedale, e che sono molto costose». Un rischio, soprattutto per le casse della sanità: «Non vorremmo che diventasse una pratica corrente, come quella che da due anni viene utilizzata per consentire i ricoveri nel reparto di Ortopedia, in barba alla continuità assistenziale, ma anche al Piano di rientro e a ogni politica di revisione della spesa. Oltre che aggirare le regole, significherebbe continuare a sperperare risorse che potrebbero permettere l’assunzione stabile di qualche giovane o meno giovane operatore».
Insomma, il Dea c`è ma resta il «comportamento fortemente contraddittorio di questa amministrazione, che all’apparenza si prodiga per migliorare tecnologicamente l’ospedale di Cosenza e fargli riacquistare quel ruolo di presidio di secondo livello che nel tempo è andato perdendo, mentre le politiche messe in atto e le delibere approvate vanno in tutt’altra direzione».
I NUOVI PRIMARI E I VECCHI PRECARI
Primo elemento di contraddizione: i nuovi concorsi. L’Azienda ospedaliera di Cosenza ha deciso di coprire 17 posti di dirigente medico a tempo indeterminato, di cui 9 primari, sfruttando la deroga al blocco del turn-over. Questa deroga, però, ricorda Franca Sciolino, «può essere concessa solo per garantire i Livelli essenziali di assistenza (Lea), attraverso un decreto inter-ministeriale, dopo il vaglio del Tavolo Massicci, e dopo che la struttura commissariale avrà raccolto e confrontato le richieste di tutte le aziende sanitarie della regione. Ci chiediamo: perché l’Azienda ospedaliera di Cosenza ha scelto di coprire soprattutto posti di primari, che non partecipano ai turni di reparto, ed ha scelto di privilegiare specialità che nulla hanno a che fare con l’emergenza o che sono addirittura fuori dai Lea (quali la Terapia antalgica o la Odontoiatria)? Perché l’Azienda non si è posto il problema di fare un concorso per andare incontro ai tanti dipendenti assunti con contratti a temine, che da anni lavorano in regime di precariato?». La segretaria abbozza una risposta: «È stato messo un tassello, forse in attesa di sviluppi favorevoli a qualcuno che gode di alte protezioni».
ATTO AZIENDALE: VERSO IL RICORSO AL TAR
Altro tasto dolente: l`atto aziendale, «che ovviamente deve prevedere quegli incarichi di direzione. Anzi in alcuni casi promuove a primari quelli che non lo erano, o viceversa ne declassa altri, secondo un disegno apparentemente privo di senso». I reparti, i servizi e gli uffici «sono stati previsti senza un progetto di sviluppo aziendale e senza un indirizzo a specifiche specializzazioni, ma presumibilmente per accontentare i professionisti più vicini». E per farlo si rischia di snaturare la struttura stessa dell`ospedale e le sue caratteristiche di hub provinciale. Ma c`è di più: il decreto di approvazione, firmato da Scopelliti il 12 febbraio, impone una serie di prescrizioni, osservando le quali l’Atto aziendale diverrebbe immediatamente esecutivo. Ma la Cgil nutre «forti dubbi sul fatto che ciò sia possibile e che sia legittimo approvare una nuova organizzazione, prima che la Regione stessa riscriva le linee guida, come ordinato dal Tavolo Massicci. Pensiamo che Scopelliti e Gangemi stiano tentando di accelerare i processi, ma non nell’interesse collettivo, e ci opporremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione a queste scelte ed a questa operazione. Raccoglieremo tutte le obiezioni e le legittime aspettative degli operatori, insieme a tutte le lamentele dei cittadini eventualmente danneggiati, e ci rivolgeremo al Tar per sapere se ciò che è stato fatto in queste settimane poteva essere fatto con queste modalità. Non vogliamo fare polemiche di parte, ma non possiamo accettare che l’ospedale di Cosenza migliori solo la facciata, mentre in realtà sta facendo altri passi indietro nel tempo».
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