REGGIO CALABRIA Una vera e propria lezione accademica sulla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Il professore Salvatore Settis non ha risparmiato bacchettate alla politica nel corso del suo lungo intervento nell`aula magna dell`università Mediterranea di Reggio Calabria. D`altronde nel presentarlo, dai vertici dell`ateneo è stato definito «un uomo che dice pane al pane e vino al vino in un Paese dove regna il conformismo». Originario di Rosarno ma famoso in tutto il mondo, infatti, Settis è stato direttore della Scuola Normale di Pisa ed è noto per le sue critiche alle istituzioni che non fanno nulla per tutelare il patrimonio culturale italiano. «Ho l`occasione di poter parlare nella mia terra di temi che interessano tutto il Paese. – ha affermato davanti a un`aula magna piena di studenti e cittadini venuti per ascoltarlo – L`Italia ha un rapporto molto difficile con il paesaggio». Dopo aver fatto un excursus storico delle leggi che tutelano il patrimonio culturale e paesaggistico, il professore ha criticato chi giustifica un ministro che, in un anno di tempo, non è riuscito a fare nulla. «Anche Benedetto Croce è stato ministro per un solo anno ed è sua la legge sulla tutela del paesaggio». E rivolgendosi alla platea attenta, Settis ha sottolineato quanto è difficile, nei convegni a cui partecipa in tutto il mondo, spiegare «cos`è un condono. Non lo capiscono. Il governo di centrodestra ha fatto il più grosso taglio della storia (un miliardo di euro) al ministero dei Beni culturali. E in questo non c`è alcuna differenza con l`attuale governo dei tecnici». Il professore Settis, infine, ha paragonato «a un vecchio schizofrenico tutti i governi che hanno istituito sempre più corsi di laurea sui beni culturali e ambientali ma non hanno sbloccato le assunzioni al Ministero. Questa si chiama schizofrenia. Quello che ci manca è l`attenzione e la manutenzione quotidiana del nostro patrimonio». A margine dell`incontro, Settis si è soffermato sui danni che il maltempo ha provocato al sito archeologico di Sibari: «Penso che quel disastro è l`emblema dell`Italia di oggi. Si abbandonano le cose al loro destino, ma le cose non si conservano da sole. Nel caso di Sibari di vede molto bene che la tutela dell`ambiente e quella del patrimonio culturale sono la stessa cosa perché lì il disastro è insieme paesaggistico, ambientale e culturale. Se non si interviene preventivamente, se non c`è la cultura della conservazione e della manutenzione, tutta Italia andrà sotto il fango. Io credo che i disastri naturali ogni tanto ci sono, però se fosse stato fatto un qualche lavoro di previsione questo disastro non ci sarebbe stato o si sarebbe intervenuti molto prontamente senza bisogno di raccogliere firme o di fare appelli sui giornali».
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