CROTONE Nel giorno in cui l`Istat suona il de profundis per l`occupazione al Sud, c`è un posto, in Calabria, in cui la crisi è più nera e la speranza sembra un lontano ricordo. Un posto che è il simbolo del dato shock sul Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) supera il 50%. La rilevazione dell`Istat sul quarto trimestre 2012 assegna alla Calabria un`altra maglia nera. Questa – il 53,5% di giovani è senza lavoro – fa particolarmente male. Perché riporta alla mente sogni di sviluppo svaniti e promesse al vento.
Crotone è il luogo simbolo della disoccupazione, giovanile e non, in una regione come la Calabria che già deve registrare il più alto tasso di senza lavoro a livello nazionale. Ed il dramma nel dramma è che Crotone è passata dalla situazione di floridezza economica che ha vissuto fino alla fine degli anni 80 ad una condizione come quella attuale di grave sottosviluppo economico.
Crotone era il Polo industriale della Calabria grazie alla presenza di fabbriche importanti come l`Enichem e la Pertusola sud, con un totale complessivo di oltre 1.800 lavoratori. Complessi industriali che oggi sono desolatamente chiusi, evidenziando anche “fisicamente” la gravità della situazione ed il repentino cambiamento rispetto ad un passato caratterizzato da benessere e piena occupazione. A segnare il cambio drammatico furono nei primi anni 90 i cosiddetti “fuochi di Crotone”, come vennero definiti all`epoca gli incidenti provocati dagli operai dell`Enichem dopo la dismissione dello stabilimento ed il loro passaggio alla cassa integrazione. La città visse all`epoca giorni molto difficili sul piano dell`ordine pubblico, con incidenti tra gli operai e le forze dell`ordine. Gli ex lavoratori dell`Enichem in questi 20 anni hanno potuto contare sulla cassa integrazione e sulle erogazioni previste per la mobilità. «Oggi, però – spiega il segretario generale della Cgil di Crotone, Raffaele Falbo – non ci sono nemmeno quelle e questo perché il governo Monti, con la riforma del mercato del lavoro, ha deciso di non rinnovare il sostegno ai lavoratori in mobilità. Riducendo queste persone praticamente alla fame. E parliamo di gente che, tra l`altro, non ha alcuna possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro visto che l`età media è tra i 55 ed e i 60 anni. Si tratta di situazioni veramente estreme».
Falbo racconta di proteste da parte dei disoccupati che si ripetono praticamente ogni giorno davanti la sede della Camera del lavoro di Crotone, con pesanti ripercussioni per l`ordine pubblico. Anche perché ai disoccupati dell`Enichem e della Pertusola sud bisogna aggiungere quelli di altre due grandi realtà industriali che sono andate in crisi, la Gres 2000, che produceva piastrelle che venivano esportate perfino negli Stati Uniti, e la Syndial, società del Gruppo Eni, che non ha chiuso ma ha delocalizzato la sua produzione in Sicilia ed in Sardegna.
«L`Eni, con una decisione incomprensibile – afferma Raffaele Falbo – ha chiuso lo stabilimento di Crotone e trasferito la produzione altrove. Sulla base di quale logica sia stata presa questa decisione non lo sappiamo». A Crotone c`è poi una grave disoccupazione giovanile, con picchi che superano di gran lunga il 50 per cento. Per questi ragazzi, contrariamente ai loro genitori, che avevano almeno la valvola di sfogo delle fabbriche, non c`è praticamente futuro. Non resta, dunque, che andar via.
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