Ore 14.45 il neodeputato Alfredo D’Attorre prende la parola nei lavori della Direzione nazionale del Pd. Una riunione destinata ad essere storica per le decisioni che il partito di maggioranza deve assumere sulla crisi politica e di governo in atto.
D’Attorre, nei sette minuti consentiti ai numerosi dirigenti che hanno chiesto di intervenire nel dibattito, svolge bene il suo compito. Spiega le ragioni per cui bisogna stringersi attorno a Bersani e favorirne il tentativo. Apre alla necessità di una forte autocritica: «Abbiamo pagato un prezzo altissimo per come abbiamo percepito la domanda di cambiamento che ci veniva rivolta». Condivisibile anche l’analisi: «Capiremo di più di queste elezioni solo cogliendo le ragioni del trasferimento della crisi sociale in crisi politica». Coraggioso il richiamo ad una politica dell’eurozona che è «a sovranità limitata», visto che in materia politica fin qui sono stati altri a condizionarne le decisioni.
Anche il richiamo, all’esordio del suo intervento, che D’Attorre fa al concetto di responsabilità («Oggi responsabilità significa soprattutto essere in grado di rispondere a ciò che avverrà») è meritevole di plauso.
E però anche D’Attorre, come altri, anzi come tutti, ha lasciato fuori dal suo intervento e dalle sue riflessioni le politiche del Mezzogiorno. Neanche un accenno a quel che qui è capitato e sta capitando. Nessun riferimento all’emergenza siciliana, figuriamoci se poteva essercene uno a quella calabrese. Peccato, D’Attorre aveva convinto tanti quando, pochi giorni fa, a Lamezia ha assicurato di voler essere il deputato della Calabria. Lo ha detto scandendo di essere pronto a lasciare la direzione del partito ma altrettanto determinato a non lasciare mai il sentirsi rappresentante della Calabria, non come paracadutato ma come operativo.
La prima occasione dove poteva darne prova non ci pare che l’abbia colta.
ENZA HA… L`INFLUENZA
Aggiornamento dovuto ai nostri lettori. Ore 15.50, la Direzione nazionale del Pd registra un altro intervento “made in Calabria”. Questa volta è la neoeletta Enza Bruno Bossio. Un intervento, il suo, in linea con il fronte bersaniano arricchito dal richiamo a evitare dietrologia o fughe in avanti: «Qui dobbiamo decidere quel che noi dobbiamo fare e come noi dobbiamo aiutare Bersani, altri, a cominciare da Napolitano, faranno quel che è loro compito fare».
Nessun riferimento al crollo elettorale calabrese e men che meno al trionfo cosentino del Movimento 5 Stelle. In proposito, però, Enza Bruno Bossio regala alla Direzione nazionale del Pd un`amorevole confidenza: «Mi sono presa in questi giorni la più terribile influenza degli ultimi trent’anni, sicuramente per somatizzare la sconfitta elettorale».
Bastassero degli antipiretici per risollevare le sorti del Pd calabrese….
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