COSENZA Quando la riunione che si è tenuta nelle ovattate stanze della prefettura di Cosenza finisce, il primo a uscire è il vescovo, monsignor Nunnari. Non si trattiene se non il tempo per dire che «l’accoglienza in una città come questa è tutta da costruire» e per lasciare alle autorità civili le decisioni che riguardano i modi con cui affrontare il problema dei migranti. Poi rimanda alla sua omelia del prossimo sabato, quando sarà celebrato il rito funebre dei tre sventurati morti nel rogo di via XXIV Maggio. Subito dopo ecco comparire il prefetto Raffaele Cannizzaro e il sindaco Mario Occhiuto. Poche parole, pronunciate in piedi, per dire che «per il fenomeno degli stranieri in città c’è allarme, ma ancora non preoccupazione». Il prefetto snocciola l’analisi scaturita dall’incontro, uno sguardo sulla presenza degli stranieri che deve essere affrontato mettendo assieme le energie del settore pubblico assieme a quelle del privato impegnato nel sociale. Il primo passo annunciato da Cannizzaro riguarda la comprensione del fenomeno dal punto di vista numerico e contemporaneamente il rispetto della legalità. Il censimento di cui parla il prefetto però non riguarda solo le persone che vivono in condizioni di marginalità sociale, ma pure di quegli edifici che nel centro cittadino e nella periferia sono occupati dagli homeless. «Questo lavoro di censimento verrà svolto dalle autorità di polizia e riguarderà anche la verifica della pericolosità delle condizioni delle strutture occupate, chiamando quando fosse necessario, i proprietari all’obbligo di metterle in sicurezza». Lo scopo prioritario, dopo la disgrazia dell’altro giorno, è quello di proteggere l’incolumità delle persone, ma questo ovviamente implicherà lo sgombero di quanti occupano evidentemente in condizioni di abusivi quelle abitazioni abbandonate. Per il sindaco l’idea di ospitalità è legata a una forma di accoglienza dignitosa, «e la città che abbiamo ereditato non può dirsi tale». Un richiamo a scelte e condizioni che vengono, per Occhiuto, dalle amministrazioni precedenti, mentre la sua sarebbe seriamente impegnata nel rendere civile la presenza dei migranti e a tal proposito il sindaco ha citato gli interventi a favore dei rom. «Quel poco che possiamo fare, lo dobbiamo realizzare in modo dignitoso, coniugando la tolleranza con l’accoglienza», ha concluso Occhiuto. Intanto è confermato il rito religioso di sabato nella cattedrale, «perché le tre religioni monoteistiche sono di origine abramitica», ha spiegato il vescovo della città, lasciando intendere che il credere e l’affidarsi a un solo dio rappresenti in questa circostanza un comune sentire.
La comunità islamica comunque il venerdì saluterà i propri morti secondo il rito musulmano, anche se Ahmed Berraou, portavoce della comunità, spiega che pur avendo inoltrato alla questura e al Comune la richiesta per avere le salme e seguire i passaggi della cerimonia funebre richiesta dalla loro religione, ancora non ha ricevuto risposta. Sarà infine l’assemblea della comunità islamica a decidere se partecipare sabato al rito religioso che ci sarà nella cattedrale di Cosenza.
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