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IL REGNO DEI MANCUSO | Il cerchio politico si apre (e si chiude) a Limbadi

VIBO VALENTIA C`è una sfida elettorale. All`apparenza è roba di poco conto. Per la `ndrangheta, che siede a tavoli molto più prestigiosi, un piccolo comune come Limbadi dovrebbe contare poco. Ma ci…

Pubblicato il: 07/03/2013 – 16:36
IL REGNO DEI MANCUSO | Il cerchio politico si apre (e si chiude) a Limbadi

VIBO VALENTIA C`è una sfida elettorale. All`apparenza è roba di poco conto. Per la `ndrangheta, che siede a tavoli molto più prestigiosi, un piccolo comune come Limbadi dovrebbe contare poco. Ma ci sono ragioni “sentimentali” che valgono più di ogni cosa. Limbadi è il centro della galassia dei Mancuso. Ed è dove il feeling della cosca con la politica è nato. Giusto 30 anni fa, nel 1983, quando il centro del Vibonese riuscì in una di quelle imprese che restano impressa nella memoria e vanno ad arricchire i file degli studiosi delle mafie. Il 20 e 21 novembre di quell`anno, alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale si candidava una lista civica, “Unità per Limbadi”, nota anche come “Ramoscello d`ulivo”. Era lo schieramento che godeva dei favori del pronostico, perché il primo posto nella lista era stato riservato a Francesco Mancuso, che all`epoca aveva 54 anni (è morto nel 1997). Francesco, uno dei fratelli di Pantaleone, il boss arrestato oggi, all`epoca era latitante. Eppure fu il primo degli eletti. Una storia da manuale di sociologia: un intero paese va alle urne e scrive il nome di un uomo che fugge dallo Stato. Incredibile per tutti. E anche per l`allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che sciolse il neoeletto consiglio comunale con un decreto, una decina di giorni dopo il voto.
Mancuso non ha ancora smaltito le scorie di quella storia, che ritorna nelle conversazioni con i suoi familiari. Il motivo è semplice: il politico locale che, all`epoca, si battè per sollevare la questione è di nuovo candidato a Limbadi. All`odio per il “barbuto”, al secolo Giovanni Morello, si unisce lo sconcerto del boss per la scelta di una sua parente, che ha deciso di candidarsi proprio nella lista di Morello («devi capire una cosa… che uno che ha fatto quattro anni di carcere per colpa di quel “barbuto”… e tu che sei nella famiglia, te ne vai con il “barbuto”?»). È un passaggio seguito da un riferimento macabro. La conversazione non è particolarmente tesa, di tanto in tanto le lamentele del boss vengono smorzate da una risata, ma lui, a un certo punto, si lascia andare a una valutazione raggelante: se il marito della sua parente fosse stato uno «bravo», l`avrebbe presa «dalla gola… ci metteva una bottiglia di acido… e faceva la fine di quella della Marina». E qui il riferimento, secondo gli inquirenti è «al suicidio per ingestione di acido muriatico di Santa Buccafusca, moglie del nipote, Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”».
Mancuso ripesca nella sua memoria per dimostrare che la politica ha «usato e poi scaricato» la sua famiglia. Fa riferimento a vecchie storie. «Mancini… il vecchio… il papà… con mio fratello quando si è presentato per le el… è venuto lui qui, lui personalmente a dire “…Ciccio Mancuso ( Francesco Mancuso, ndr) non ti presentare all’elezioni… stai qua all’agricola”. “…va bene… mi dimetto…”, e si è dimesso… i rimanenti della… la cosa che avevano fatto … la lista che avevano fatto… dice “…o ti presenti tu o se no ci dimettiamo tutti…”. Allora a questo punto dice… “andiamo avanti”… però, ma come Mancini [… parola incomprensibile…] calabresi, sono venuti e hanno fatto la fila qua con mio fratello». Tutta la politica calabrese, secondo il capoclan, faceva la fila davanti a casa di suo fratello.
Per chiudere il cerchio politico con i fatti di trent`anni prima, il “barbuto” ha perso le elezioni del 2011. Limbadi ha scelto un altro candidato, Francesco Crudo. Quello che, secondo la Dda, era sostenuto dal potentissimo boss.

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