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IL REGNO DEI MANCUSO | L`imprenditore vicino al clan e gli affari nell`area universitaria

COSENZA Quando l’uomo entra in casa, Pantaleone Mancuso lo accoglie come fosse uno di famiglia. In certi contesti, un trattamento del genere non viene riservato a chiunque. Forse per questo, gli in…

Pubblicato il: 10/03/2013 – 7:05
IL REGNO DEI MANCUSO | L`imprenditore vicino al clan e gli affari nell`area universitaria

COSENZA Quando l’uomo entra in casa, Pantaleone Mancuso lo accoglie come fosse uno di famiglia. In certi contesti, un trattamento del genere non viene riservato a chiunque. Forse per questo, gli investigatori dedicano ampio spazio alla conversazione tra un imprenditore, al momento non indagato, e il presunto boss di Limbadi, arrestato nell’operazione “Black money”. I due discutono di tutto e non si risparmiano confidenze. Parlano innanzitutto dell’ossessione “politica” di “zio Luni”, le elezioni nella capitale del regno dei Mancuso. Il voto a Limbadi, e soprattutto la candidatura di Giuseppe Morello, tormenta il capoclan: teme che i “suoi” possano dare appoggio al “nemico”, il “barbuto” che «jettau focu contr’a nui». Uno che ha parlato malissimo di quelli di famiglia e, dunque, non merita rispetto. È da questa preoccupazione – quella che anche l’amico possa parteggiare per Morello – che inizia il dialogo intercettato. L’imprenditore smentisce seccamente: «Me ne fotto di lui! Che mi aveva denunciato per omicidio!». Un riferimento al passato. A un incidente, per l’esattezza: l’amico di “Luni” aveva investito Morello, che andava in bicicletta, e questi aveva battuto la testa e se l’era vista brutta. Mancuso sottolinea il concetto: «A tuo nonno, a me… non ci ha mandato in galera? Lui ha rovinato il paese e ha rovinato la famiglia Mancuso».
Presa per buona la posizione politica del suo interlocutore, il boss si rilassa e lo aggiorna sugli ultimi avvenimenti a Limbadi e su quella che considera una sorta di persecuzione contro la sua famiglia: «Mancuso, Mancuso, Mancuso… e che cazzo! E a Milano… e chi c’è a Milano dei Mancuso? Non c’è nessuno! E tutti i giorni… sequestrano a quello, e i Mancuso!».
L’attenzione alle attività della cosca è alta, nel Vibonese. Ma è un problema che l’imprenditore amico del boss cerca di bypassare. Come? Adesso effettua dei servizi in provincia di Cosenza: “fa impianti” all’università. E sottolinea: «Ce n’è lavoro là». L’Unical viene descritta come un paradiso per gli investimenti: «C’è un ingegnere di Nicotera che lavora qua… in questa… controlla tutte queste cose qua dell’università… mi ha detto: “Ti faccio conoscere uno che prende l’appalto (…) ti posso far entrare…” va bene, gli ho detto!». Mancuso appare stupito, ma l’amico insiste: «C’è un giro di soldi. Pensate che le case, per un affitto di casa, cinquecento euro, seicento euro, settecento euro, ma che cosa? Ottanta metri quadrati, tutti affittati. C’è l’università che è qua, poi c’è una montagna, che dice che tengono Porsche, tengono cose… in campagna! Tutte ville». Lo spirito imprenditoriale del boss si illumina: «Prendiamo un pezzo di terra!». E l’imprenditore continua: «Era un bell’investimento, una palazzina di 15-20 appartamenti, che poi, se li vendono, vogliono duemila euro al metro quadro, duemilacinque». Il sistema economico che gravita intorno all’università alletta i due uomini («lavorano tutti, lavorano gli idraulici, lavorano gli elettricisti, lavorano i bar… tutto un insieme è! Ognuno investe, prende e investe là… minchia se “gira la pila”, l’economia questa è!».
I soldi sono il primo pensiero della cosca più potente di Vibo Valentia. Che vede la galassia universitaria come un mezzo per farne a pacchi. E ha già un imprenditore amico che “fa impianti” in quell’area della provincia di Cosenza. Un’area sulla quale si concentrano anche appetiti illegali.

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