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ROSARNO-SCAMPIA | D`Onofrio: «Continuate a parlare»

ROSARNO C`è chi contesta i magistrati e la magistratura, con manifestazioni politiche e inedite per il Paese, e c`è chi invece a Rosarno i servitori dello Stato con la toga li sta ad ascoltare in s…

Pubblicato il: 13/03/2013 – 15:53
ROSARNO-SCAMPIA | D`Onofrio: «Continuate a parlare»

ROSARNO C`è chi contesta i magistrati e la magistratura, con manifestazioni politiche e inedite per il Paese, e c`è chi invece a Rosarno i servitori dello Stato con la toga li sta ad ascoltare in silenzio, li vede emozionarsi per il racconto di un ricordo tragico e, prima di applaudirli, ne osserva gli occhi lucidi quando parlano di speranza. Molto probabilmente Lepore e D`Onofrio sapevano di parlare in una città che, appena 24 ore prima, nell`aula bunker di Palmi, aveva “ascoltato” l`attacco veemente che il boss detenuto Nino Pesce ha sferrato al pm del processo All Inside, Alessandra Cerreti, e alla nipote testimone di giustizia, Giusy. Ed è forse per questo che i loro interventi sono andati più a fondo, al cuore del problema: la società che «non deve isolare» chi collabora e l`esempio che può venire dai magistrati «perchè la guerra non è finita». Il suo tributo alla magistratura, poi, la città feudo dei Pesce e dei Bellocco – clan decimati dalle operazioni antimafia, che oggi cominciano a subire anche la novità del pentisimo – l`ha esplicitato anche con un video messaggio girato dagli studenti per far sentire al pm Giuseppe Lombardo, il magistrato della Dda reggina fatto oggetto di un`altra intimidazione, la loro vicinanza e lo sprone a «non mollare». Ecco perché nella trincea eretta dalla scuola rosarnese in questi anni, con l`Istituto diventato fucina di progetti concreti e meta per  numerosi incontri di alto livello, Lepore e D`Onofrio sono parsi a proprio agio più di altre volte. «Io sono andato in pensione – ha detto l`ex procuratore partenopeo – ma ho sentito il bisogno di dedicarmi al volontariato sociale, con l`Osservatore per la legalità aperto a Scampia». Un esempio di impegno che va oltre la professione perchè, come ha ammesso il giudice, «la repressione da sola non basta: ci vuole la rieducazione e l`aggregazione giovanile». Lepore ha invitato a «non essere indifferenti» e a condannare coloro che «dicono che i problemi del Sud sono dovuti solo alla criminalità organizzata». «Bisogna avere coscienza – ha detto rivolto ai giovani – la lotta si fa evitando di collaborare con i clan e pretendendendo democraticamente che la politica si assuma le proprie responsabilità». Soprattutto della sua decennale esperienza professionale in Calabria ha parlato D`Onofrio, noto per aver tra l`altro partecipato a processi che avevano alla sbarra clan della Piana, uno su tutti Tallone d`Achille. Il magistrato ha indicato un esempio positivo e uno negativo per rivelare una sua speranza che si fonda su «fatti concreti». «Quando lavoravo a Reggio – ha sottolineato – raccogliemmo la testimonianza dell`imprenditore Gaetano Saffioti che ci consentì di sferrare duri colpi alla `ndrangheta locale. Fu la stagione dei primi grossi blitz antimafia e Rosarno sembrava una città asserragliata e impaurita dalla presenza delle forze dell`ordine, mentre nella vicina Laureana veniva ammazzata nell`indifferenza più totale una bambina (Marcella Tassone, ndr) : oggi trovo che queste comunità non vogliono più restare in silenzio». Un`immagine realistica, per la città che fu però anche di Concetta Cacciola – l`altra testimone di giustizia rosarnese, poi suicidatasi -, e di fronte alla quale D`Onofrio non ha voluto incedere in facili entusiasmi. «Quando avevo la vostra età – ha concluso il magistrato – esistevano dei circoli politici che si battevano intorno ai massimi sistemi. Noi avevamo i morti che ci cadevano attorno e la partecipazione giovanile, invece di essere orientata a quella battaglia necessaria a livello locale, veniva impiegata per altri scopi. Le mafie si spaventano della parola e del dire: continuate a parlare e a dire, senza girarvi dall`altra parte come ha fatto la mia generazione».

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