LAMEZIA TERME Il più soddisfatto di tutti è sicuramente il senatore pidiellino Antonio Gentile. Ha lottato tanto, ha messo in gioco la sua credibilità politica e alla fine, dopo tanti rinvii e qualche incertezza che sta innescando un pericoloso cortocircuito nel centrodestra, è riuscito a spuntarla: il consiglio regionale ha approvato a maggioranza la legge che stabilizza i precari della sanità calabrese. Fornito il disco verde al testo normativo, restano sul tappeto una serie di quesiti in ordine alla legittimità costituzionale del provvedimento che, così come è stato recepito, rischia di essere impugnato dal governo nazionale. Interrogativi che già nelle scorse settimane erano stati messi neri su bianco dai tecnici dell`ufficio legislativo di Palazzo Campanella. Dalla maggioranza (in primis il presidente del consiglio regionale Franco Talarico e il governatore Peppe Scopelliti) filtra una certa sicurezza e si assicura che «i suggerimenti dei nostri giuristi sono stati recepiti». Ma non manca chi si spinge oltre, dietro la garanzia dell`anonimato, precisando che la legge andava approvata «al di là di eventuali impugnazioni per lanciare un segnale all`esterno». In ogni caso, la relazione messa a punto dal dirigente dell`ufficio legislativo del Consiglio, Sergio Lazzarino, non lascia spazio a molte interpretazioni. Sotto la lente di ingrandimento c`è la norma che prevede la stabilizzazione (attraverso «prove selettive») del personale operante nel sistema sanitario calabrese. «Per costante orientamento della Corte costituzionale – si legge nel parere alla legge redatto dall`ufficio legislativo di Palazzo Campanella – procedure selettive riservate che riducano irragionevolmente o escludano la possibilità di accesso dall`esterno, violano il “carattere pubblico” del concorso e, conseguentemente, i principi di imparzialità e buon andamento che esso assicura. Da ciò consegue che quando sia riscontrabile una riserva integrale di posti al personale interno, come sembra evincersi dalla proposta in esame, deve ritenersi violata quella natura aperta della procedura che costituisce elemento essenziale ed indefettibile del concorso pubblico». Un principio cristallizzato da una sentenza della Consulta, che ha dichiarato illegittimo un articolo della Finanziaria regionale del 2010 laddove si prevedeva la stabilizzazione del personale sanitario attraverso il «superamento di apposita procedura selettiva». Senza contare poi i vincoli finanziari e il blocco delle assunzioni derivanti dal Piano di rientro dal debito sanitario a cui è sottoposta la Regione Calabria. Nella relazione dell`ufficio legislativo si fa pure riferimento al cosiddetto “decreto Balduzzi” che prevede, nel rispetto dei vincoli finanziari, «la proroga dei contatti a tempo determinato del personale sanitario del medesimo servizio sanitario,ivi compresi quelli dei dirigenti, in considerazione della necessità di garantire la costante erogazione dei servizi sanitari e il rispetto dei livelli essenziali di assistenza». Per questi motivi il suggerimento degli esperti giuridici del consiglio regionale calabrese è quello di «adottare, nelle more dell`espletamento di un concorso pubblico, provvedimenti per la proroga dei suddetti contratti purché tali contratti non siano scaduti». Insomma, una serie di suggerimenti rimasti in gran parte inascoltati. Così come è caduto nel vuoto il tentativo delle opposizioni di integrare la legge con parti del testo presentato dal democrat Mario Maiolo, che prevedeva di ricomprendere nella stabilizzazione altre tipologie di lavoratori come quelli dei centri trapianti e cordone ombelicale. E adesso il rischio è quello di vedere questa (tormentata) legge calabrese cadere sotto la scure del pool giuridico che affianca il governo Monti.
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