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Il silenzioso ricordo delle vittime di mafia

SIDERNO La bruttezza e la ferocia della `ndrangheta e delle mafie trova ancora una volta una rigorosa rappresentazione. Oggi, primo giorno di primavera, dedicato alle vittime di mafia, l`associazio…

Pubblicato il: 21/03/2013 – 11:49
Il silenzioso ricordo delle vittime di mafia

SIDERNO La bruttezza e la ferocia della `ndrangheta e delle mafie trova ancora una volta una rigorosa rappresentazione. Oggi, primo giorno di primavera, dedicato alle vittime di mafia, l`associazione Libera e le scuole di Siderno sono state protagoniste e promotrici dell`annuale manifestazione in ricordo di innocenti caduti sotto i colpi di killer spietati. È doloroso ascoltare i loro nomi, è doloroso vedere i volti dei loro parenti scavati dal peso della tragedia, ma è speranza concreta sentire le loro parole, che aiutano a non vedere nero: «Noi non odiamo gli assassini dei nostri parenti – dice Mario Congiusta, padre di Gianluca, ucciso proprio a Siderno nel maggio del 2005 –. Noi di loro abbiamo pena. Chiediamo solo giustizia». Parole chiare, anticipate dalla profonda riflessione di Deborah Cartisano, la figlia di Lollo, sequestrato dalla `ndrangheta e trovato cadavere dopo diversi anni dal sequestro: «Non basta solo un giorno, per ricordare i nostri cari e per pensare a un futuro senza violenza. Ogni giorno dev`essere primavera. Solo così si può pensare che tragedie come quelle che ci hanno colpito non si verificheranno più». C`è un esemplare silenzio nella sala del consiglio comunale di Siderno, dove il corteo partito da via Torrente Arena, luogo in cui si trova il museo che ricorda il martirio di Gianluca Congiusta, ha concluso il suo lungo cammino, cominciato di mattina presto. I ragazzi e le ragazze delle scuole cittadine, in delegazione, si sono ritrovati tutti per cominciare una giornata diversa. Sono partiti poco prima delle nove e silenziosamente hanno attraversato corso Garibaldi, per raggiungere via Battisti. Qui, prima di entrare in municipio, una sosta davanti al monumento dei caduti, in piazza Vittorio Veneto, dove un trombettiere ha suonato un toccante Silenzio. Quindi l`ingresso nella sala, dove i partecipanti sono stati accolti dal commissario straordinario del Comune, Luca Rotondi. Sala gremita. Seduti tra la folla Liliana Carbone, madre di Massimiliano, ucciso a Locri. Al Corriere della Calabria, la donna che da anni chiede giustizia per il figlio (l`inchiesta ha avuto un iter tormentato) chiede che suo figlio non venga dimenticato: «Continuo la mia lotta», dice, prima di unirsi ai ragazzi che manifestano. Comincia la lettura dei nomi delle vittime. È un lungo elenco di dolore e morte. Nomi di persone che hanno pagato il loro tributo all`impegno antimafia o che sono state vittime casuali di una violenza, che non ha logica e non ha ragione.
Il ricordo va al piccolo Dodò Gabriele, ucciso a Crotone da un commando entrato in azione durante una partita di calcetto. Un luogo innocente, diventato teatro di una tragedia assurda, perché è semplicemente offensivo pensare che Dodò si trovasse nel posto sbagliato. In quel posto era giusto che ci fosse lui, non i suoi scellerati assassini. (0050)

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