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La madre di Madalina insiste: «Bisogna ancora indagare»

REGGIO CALABRIA «La risposta della città si commenta da sola». Non nasconde la delusione l’avvocato Giuseppina Iaria, legale della madre di Madalina Pavlov, la ventunenne rumena ritrovata morta in …

Pubblicato il: 22/03/2013 – 18:16
La madre di Madalina insiste: «Bisogna ancora indagare»

REGGIO CALABRIA «La risposta della città si commenta da sola». Non nasconde la delusione l’avvocato Giuseppina Iaria, legale della madre di Madalina Pavlov, la ventunenne rumena ritrovata morta in via Bruno Buozzi a Reggio Calabria sei mesi fa. Alla fiaccolata organizzata ieri dalla madre e dalla sua legale per chiedere che sia fatta luce sulla morte della ragazza, frettolosamente – sostengono – etichettata come suicidio, si sono presentati in pochi. Qualche parente, qualche amico, i fratelli, l’ex ragazzo di Madalina e qualche scampolo della comunità rumena. Ma la città non c’era. Il quartiere – quel cuore borghese di Reggio città sotto le cui finestre ieri i manifestanti hanno chiesto “verità e giustizia” – non ha risposto all’appello della madre della ragazza che non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e insiste «bisogna ancora indagare».
E da dove dovrebbero ripartire le indagini lo ha chiarissimo in mente l’avvocato Iaria e non esita a dirlo chiaramente: «È assolutamente necessario che i Ris esaminino i cellulari che sono stati rinvenuti, perché solo loro hanno le cognizioni e le competenze tecniche per estrapolare i dati dagli apparecchi, perché uno di questi è rotto».
E pur confidando nell’operato di giudici e investigatori, dice la legale «non posso non notare la differenza fra questo e un altro caso che sto seguendo. Un semplice caso di furti ripetuti in appartamento ha visto impegnati i Ris fin dal primo momento, sono stati loro ad analizzare tutti i reperti. Per un caso di istigazione al suicidio – questo il reato per cui si procede nel caso di Madalina – mi si dice che il Ris di Messina è saturo. Qui tutti i rilievi dovevano essere fatti dal Ris e non dai consulenti di parte».
Rilievi e perizie che dovrebbero continuare, o almeno così chiede la difesa. La seconda parte dei rilievi che potrebbero permettere di ricostruire la dinamica esatta della morte di Madalina – quel volo fatale, iniziato forse sulla terrazza, forse dal balcone di uno degli appartamenti del 5F di via Bruno Buozzi – attende ancora di essere portata a termine. «La macchina, la 126 su cui è caduta la ragazza quella sera non è stata sottoposta a sequestro ed è stata eliminata con una rottamazione – denuncia la legale – è un elemento della scena del crimine che va via». I periti della difesa sono riusciti a trovare una macchina simile, con cui procedere alle simulazioni della caduta, elaborate al computer in seguito ai nuovi rilievi effettuati nel febbraio scorso e che adesso attendono di testare in via Bruno Buozzi. «Aspettiamo di sapere quando si potrà procedere», dice l’avvocato Iaria, che elenca «manca la macchina, le abitazioni non sono mai state verificate, eppure questo non è un caso di poco conto. È successa una cosa gravissima, ma a nessuno sembra importare».
Come la famiglia, neanche la legale crede che Madalina si sia sucidata. Eppure, quella è stata la prima ipotesi che investigatori e inquirenti hanno formulato quando hanno rinvenuto il corpo della ragazza riverso in strada. Allertati da due ragazzi appena usciti dalla palestra adiacente al palazzo, i carabinieri sono immediatamente accorsi sul posto. Erano circa le venti e trenta di un venerdì di un’estate finita sulla carta ma ancora torrida, via Bruno Buozzi è in pieno centro. Ma nessuno sembra aver assistito al tragico volo di Madalina, che tutt’ora rimane un mistero, così come tanti sono gli interrogativi che ancora attendono risposta. Madalina era sola? Qualcuno ha visto la ragazza all’ultimo piano del palazzo da cui si ipotizza sia volata giù? È possibile che la ragazza sia caduta da uno dei balconi dei piani inferiori? Un’ipotesi che gli inquirenti – stando agli ultimi rilievi effettuati – probabilmente stanno valutando, assieme ad altri elementi che potrebbero far vacillare l’iniziale ipotesi di suicidio.
Quella sera la ragazza indossava degli stivali estivi, alti fino a metà polpaccio e dalla calzata stretta, eppure uno dei due è stato trovato lontano dal corpo. Anche un calzino è stato rinvenuto poco distante. Sul corpo della ragazza poi, sarebbe stata ritrovata della sabbia. Tra le mani di investigatori e inquirenti ci sono anche elementi nuovi che potrebbero rivelarsi utili alle indagini, come l’agenda di Madalina, che la sorella Elena ha ritrovato nell’appartamento che dividevano. Un’agenda in cui sarebbe appuntato anche il numero di un uomo, indicato solo come “Tsunami”. Potrebbe essere la persona che la ragazza frequentava nell’ultimo periodo. Tutti elementi che attendono ancora di essere ricomposti in un mosaico ordinato, che dia ai familiari almeno il conforto di un “perché”. (0050)

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