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Riaperta l`istruttoria del processo "Gebbione"

REGGIO CALABRIA La Corte d`Appello di Reggio Calabria ha riaperto l`istruttoria dibattimentale del processo “Gebbione” contro la cosca Labate. Si tratta di uno stralcio ritornato a Reggio Calabria …

Pubblicato il: 25/03/2013 – 13:30
Riaperta l`istruttoria del processo "Gebbione"

REGGIO CALABRIA La Corte d`Appello di Reggio Calabria ha riaperto l`istruttoria dibattimentale del processo “Gebbione” contro la cosca Labate. Si tratta di uno stralcio ritornato a Reggio Calabria dopo un rinvio della Cassazione relativo ad alcuni capi di imputazione contestati a 15 imputati ritenuti vicini alla famiglia mafiosa reggina. Tra questi il boss Michele Labate con il quale davanti alla Corte d`Appello sono comparsi Orazio Assumma, Giuseppe Antonio Canale, Antonino Gaetano Caccamo, Fabio Morabito, Angelo Caccamo, Fabio Caccamo, Paolo Falcone, Annnunziato Nato, Paolo Labate (classe 1985), Oberto Alessandro Mirandoli, Filippo Cassone, Francesca Labate, David Fumante e Angiolo Messineo. Su richiesta del pg Rizzo, la Corte d`Appello ha disposto che sarà interrogato in aula il collaboratore di giustizia Giacomo Toscano. Decisione contro la quale si erano schierati gli avvocati che, invece, hanno depositato nel fascicolo del processo alcune dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice il quale aveva affermato che Giacomo Toscano non poteva essere affiliato a una cosca in quanto macchiato di alcuni reati sessuali considerati “infamanti” dalla `ndrangheta. A proposito di Toscano, sempre le difese hanno prodotto documentazione sanitaria che attesterebbe che il nuovo collaboratore era sottoposto a cure mediche e che sarebbe invalido al 75%. Prima di rinviare al prossimo 16 maggio, la Corte d`Appello ha disposto, su richiesta dell`avvocato di Fabio Morabito, di affidare al perito Daniele Maesano la trascrizione di un`intercettazione del 8 luglio 2006.
Il processo nasce da un`inchiesta sulla cosca Labate conosciuta in città con il soprannome “Ti mangio” e considerata dagli inquirenti la «borghesia mafiosa e imprenditrice». Le indagini della squadra mobile, coordinate all`epoca dal sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo, hanno confermato nel corso delle varie fasi processuali l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso che opera nei quartieri di Gebbione e Sbarre. Dagli atti inseriti nel fascicolo del processo, infatti, emerge che la zona sud di Reggio Calabria vive sotto una cappa asfissiante imposta dalla famiglia Labate. Numerosi i danneggiamenti e le estorsioni su cui la Direzione distrettuale antimafia ha fatto luce. D`altro canto nessun commerciante si era costituito parte civile e questo la dice lunga sul totale controllo del territorio da parte dei “Ti Mangio”. (0050)

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