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Giallo di Gioia Tauro, al vaglio i filmati della zona di casa Musco

GIOIA TAURO Come per gli omicidi di Carmine Cedro e Vincenzo Priolo, nel 2009 e nel 2011, anche per l`assassinio del barone Livio Musco le telecamere del sistema di videosorveglianza disseminate in…

Pubblicato il: 25/03/2013 – 16:53
Giallo di Gioia Tauro, al vaglio i filmati della zona di casa Musco

GIOIA TAURO Come per gli omicidi di Carmine Cedro e Vincenzo Priolo, nel 2009 e nel 2011, anche per l`assassinio del barone Livio Musco le telecamere del sistema di videosorveglianza disseminate in città potrebbero fornire un grosso aiuto agli inquirenti. La casa di via Valleamena, teatro sabato scorso della morte dell`imprenditore agricolo di 74 anni, sorge infatti a poche decine di metri da piazza Matteotti, ovvero da uno dei punti nevralgici del traffico stradale cittadino, che dovrebbe essere inquadrato giorno e notte dalle videocamere collegate con la sala operativa di polizia e carabinieri. Se chi ha sparato le due pistolettate che hanno freddato l`uomo si è allontanato dall`abitazione attraverso la grossa arteria su cui affaccia l`antico palazzo Musco, è certo che potrebbe essere passato dall`incrocio che collega via Valleamena e la piazza – dove hanno sede il Municipio e il Comando compagnia dei carabinieri di Gioia Tauro – finendo immortalato, nella sua fuga, dalle apparecchiature. La circostanza di un interessamento degli investigatori verso i filmati registrati la sera dell`omicidio, che secondo le prime ipotesi sarebbe avvenuto nello studio di casa Musco, tra le 18.30 e le 20, è stata confermata dagli inquirenti che continuano a scavare nella vita privata del barone, convinti di poter trovare la soluzione del giallo tra le pieghe delle attività imprenditoriali che da sempre tenevano impegnata la vittima, che aveva diverse tenute dedite alla coltivazione di ulivi secolari e kiwi. Musco, che in passato come tanti altri proprietari terrieri della zona era finito al centro di una delle grandi inchieste contro le truffe all`Inps, con l`accusa di aver assunto fittiziamente dei “falsi braccianti”, faceva una vita piuttosto ritirata. Spesso lo si vedeva in città a bordo della sua utilitaria, vestito in abiti di lavoro, certamente poco incline al formalismo. Un uomo, appartenuto a una famiglia nobiliare di origini napoletane, che era “ritornato alla terra” non solo per proseguire un`attività economica che il suo casato portava avanti da diverse generazioni, ma soprattutto per l`evidente passione per la vita agreste che la vittima aveva.
Sul fronte delle indagini, inoltre, si è appreso che i carabinieri – completato l`ascolto dei familiari dell`uomo, che era vedovo e viveva lontano dai 5 figli –  stanno proseguendo gli interrogatori delle persone che per lavoro erano a contatto con il barone. L`obiettivo è quello di capire se di recente l`uomo avesse avuto pressioni dopo l`attentato intimidatorio subito nel novembre scorso, quando venne fatta esplodere sul parabrezza della sua auto una bomba carta. (0010)

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