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Il Papa nero e la politica

Un gesuita (finalmente) al comando. Il suo nome è Francesco. Il cardinale Jorge Mario Bergoglio è divenuto Papa. Il primo Papa nero della storia. Egli è riuscito in ciò che è stato, invece, impedit…

Pubblicato il: 29/03/2013 – 19:36
Il Papa nero e la politica

Un gesuita (finalmente) al comando. Il suo nome è Francesco. Il cardinale Jorge Mario Bergoglio è divenuto Papa. Il primo Papa nero della storia. Egli è riuscito in ciò che è stato, invece, impedito al cardinale Carlo Maria Martini, che chiunque avrebbe voluto vedere vescovo di Roma. Il curriculum vitae di Papa Francesco va di pari passo con il nome prescelto.
Terreno, tanto da amare il tango. Austero e umile, tanto da viaggiare in tram in Argentina e disdegnare l’auto papale a Roma. Valoroso e nobile negli ideali tanto da contrapporsi alle ingiustizie della politica, alla tirannide della dittatura e alle violenze brigatiste. Sensibile nei confronti delle povertà. Insomma, è ciò che ci voleva per dare alla Chiesa lo slancio necessario nel rivedere il suo essere nel mondo, ma soprattutto in Vaticano, ove c’è tanto da cambiare nell’interesse generale. Tutto questo ha rappresentato un grande segnale per il popolo religioso più numeroso che ci sia, quello dei cattolici. Ma anche per gli altri. Così come pure per i laici, che ritardano a fare proprie le nuove regole, trascurando vistosamente le esigenze sociali che avanzano. Quei bisogni comuni che la gente altrettanto comune pretende di vedere soddisfatti, nel rispetto dei grandi principi della corretta convivenza e della tolleranza.
Insomma, dall’elezione di questo Papa, un invito per tutti. Il suo nome papale la dice lunga sulle crociate che il nuovo Pontefice ha voglia di fare, soprattutto nell’approcciare ai diritti primari e ai bisogni dei poveri. Agirà, di certo, secondo gli insegnamenti del Patrono d’Italia, con il nomen assurto finalmente alla dignità papale, dopo i tanti Pio, Leone, Bonifacio & C. Da questa elezione, da questa scelta terrena e sovrannaturale insieme, un insegnamento alla politica comunitaria. Contro i diritti sociali non si va! Fosse anche a rimetterci tutti. Non c’è civiltà senza diritti di cittadinanza. Andremmo tanto indietro nella storia da non riconoscerci più. Da perdere ogni identità, a suo tempo utile a stare insieme in Europa, ancorché distinguendoci gli uni dagli altri per cultura e tradizioni.
Dal nuovo Pontefice, un insegnamento anche per la politica interna, oggi in forte disagio. Non sa cosa fare perché a secco di futuro per i giovani e ricca di povertà, causate, vissute e latenti. Una politica che deve (re)imparare a programmare nel rispetto dei sempre attuali principi dei padri costituenti che, superstiti della violenza nazista, hanno a suo tempo legiferato con l’amore per la nazione e per la Repubblica. Una politica che deve (ri)prendersi i riferimenti ideologici che hanno fatto grandi i De Gasperi, i Pertini e i Berlinguer nel pretendere l’esigibilità dei diritti per tutti uniformemente. Fatto questo, deve trovare una sintesi, qualunque essa sia purché in grado di produrre democrazia elettiva, rappresentanza reale, capacità di governo e, principalmente, audacia e consapevolezza di dovere mettere da parte i responsabili di sempre senza distinzione alcuna. Solo così non emergeranno quelle differenze inutili che, se mantenute, farebbero diventare forti chiunque vi gridi contro, così come è successo oggi.
Grillo vince, a ragione, perché gli altri hanno voluto perdere, difendendo l’indifendibile, supponendo di potere imporre ai cittadini la musica di ieri prodotta da tanti dei musicanti che residuano ai vertici dei partiti. In sintesi, necessita una misura nuova delle regole che faccia convivere i valori francescani con quelli più autenticamente laici che hanno fatto dell’Italia l’onore degli italiani. In ciò mettendo da parte il generalizzato malcostume nonché vizi e i vizietti che hanno offeso il Paese e i suoi cittadini. Su tutto, il compito di dare voce e diritti ai deboli. Di assicurare risposte ai bisogni, che siano però riscuotibili e non già teoriche, ovvero rinviate ai “paradisi terrestri”, cui la politica di questi ultimi anni ha iniziato a fare (ahinoi!) sempre più spesso riferimento . Dunque, bando alle chiacchiere e alle campagne di guerra estenuanti in nome e in difesa di taluno. Non v’è spazio per chi, come Bersani, non è stato sufficientemente condiviso, non premiato affatto dall’esito elettorale. Mettersi da parte è uno dei piccoli doveri dei grandi che sappiano, francescanamente, rinunciare al proprio ego per garantire i diritti cui hanno ispirato, dicunt, la loro vita. L’altruismo produttivo, in politica come in religione, deve rappresentare l’ingrediente vincente sul quale fondare la mensa ove si sfamano i bisogni della nuova civiltà. Lo stato del Paese, certamente destinato a peggiorare a tal punto da sfiorare le tensioni sociali solo per i naturali riflessi dovuti alla mancata crescita e alla disoccupazione, ha bisogno di tutto tranne che dell’indecisione. Si ricorra pure alle maggioranze più eterogenee pur di superare l’empasse che impedirà di fare ciò che è irrinunciabile. La riforma elettorale è la prima cosa da fare, ma non la sola. Non si può improntare tutto sulla ricerca spasmodica di una nuova metodologia elettorale, salvo poi cambiare poco o nulla per volontà unanime, così come si fa con i costi della politica sempre fuori misura. Si vada verso il doppio turno, del tipo quello per l’elezione dei Sindaci, e si istituisca subito il Senato federale. Non è finita qui! Anzi, è proprio da qui che bisogna ricominciare.
Occorrerà mettere in sicurezza i conti, ma sul serio, gravemente minacciati dalle contraddizioni che la politica manifesta con gli interessi che esprime e tutela. Bisognerà assicurare il lavoro che non c’è, nonostante sulla bocca di tutti, e pretendere correttezza nell’amministrare la res pubblica. Il primo dovere è garantire onestà nel governo della spesa e sanzioni severe per chi non fa il proprio mestiere. Solo così vincerà il Paese! Solo così gli indigenti saranno titolari dei loro insindacabili diritti. (0010)

* Docente Unical

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