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Sequestrati beni del valore di oltre 15 milioni di euro

REGGIO CALABRIA Beni mobili e immobili per un ammontare complessivo di oltre 15 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria a Matteo Gaietti, r…

Pubblicato il: 02/04/2013 – 10:56
Sequestrati beni del valore di oltre 15 milioni di euro

REGGIO CALABRIA Beni mobili e immobili per un ammontare complessivo di oltre 15 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria a Matteo Gaietti, ritenuto affiliato alla cosca Nasone-Gaietti di Scilla. Il decreto è stato emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, su richiesta della Dda. Il provvedimento di sequestro ha riguardato imprese, conti correnti e immobili.
I militari dell`Arma hanno messo i sigilli anche al Lido Nettuno di Scilla, sulla costa Viola calabra, intestato a Gaietti. È stata inoltre sequestrata una partecipazione di 25mila euro in una banca popolare e azioni. Tra i beni sottoposti a sequestro, anche tre fabbricati, 15 terreni e un conto corrente. Altri beni oggetto del provvedimento, tra cui un esercizio commerciale, prodotti finanziari e conti correnti, risultano cointestati al fratello, alla madre e ad un nipote di Gaietti.
Gli accertamenti patrimoniali hanno tratto spunto dall`operazione “Alba di Scilla” del 30 maggio 2012, quando i carabinieri eseguirono arresti per le estorsioni ai cantieri delle ditte impegnate nei lavori di ammodernamento dell`A3 Salerno-Reggio Calabria.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Matteo Gaietti avrebbe partecipato a riunioni con Domenico e Rocco Nasone, e con Giuseppe Fulco (arrestato in flagranza subito dopo avere preso una mazzetta da un imprenditore). Quest`ultimo in un`intercettazione dice di Matteo Gaietti: «Le case… le case… non è che le ha comprate con la sua “valentizza“ (con i suoi sacrifici, ndr)», confermando secondo gli inquirenti la sua partecipazione alle attività illecite e il reimpiego dei capitali.
Il patrimonio sequestrato sarebbe riconducibile ai proventi del “pizzo” imposto alle imprese impegnate nell`ammodernamento dell`autostrada A3. L`indagine, oltre all`organizzazione, alla composizione e alle gerarchie interne della cosca Nasone-Gaietti, ha fatto luce anche sugli obiettivi economici e le strategie intimidatorie attuate con danneggiamenti e incendi all`interno dei cantieri delle imprese prese di mira. In questo contesto è emersa la figura di Matteo Gaietti come elemento di punta della cosca assieme a Domenico e Rocco Nasone e Giuseppe Fulco. Le indagini patrimoniali nei confronti di Gaietti hanno dimostrato che il possesso e la riconducibilità del patrimonio costituisce il reimpiego di denaro illecitamente acquisito. (0050)

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